Milano 4 Settembre – La polemica sulla foto di quel povero bambino morto e deposto a riva dal mare a me pare inutile e stupida. La foto nella sua composta, geometrica, iperrealista tragicità è bellissima. E le parole usate sopra di essa dal manifesto, ma anche dal Quotidiano Nazionale, comunque adeguate, al contrario di quel che scrive il responsabile del “Telefono Azzurro”.
Un problema però c’è e non riguarda la foto in sé ma la storia che racconta nel suo epilogo. Quel bambino era curdo, scappava da una città siriana di confine attaccata da barbari, armati da qualche sceicco infido, e difesa da pochi e coraggiosi combattenti. Altri bambini stanno ancora lì in attesa di scappare con la probabilità di morire per strada, che è sempre meglio che essere sgozzati dai barbari del cosiddetto califfo.
Quanto deve durare ancora tutto questo prima che qualcuno si decida a usare il massimo della forza e dunque, certo, della violenza per spazzare via i tagliagole? Non risolverà tutti i problemi, ma è comunque preliminarmente necessario e indifferibile. Ecco, a me pare che questa sia l’unica lezione possibile da trarre da quella foto. Solo che probabilmente mi varrà l’epiteto di guerrafondaio da uno dei due giornali che giustamente l’ha messa in prima pagina. Non fa niente.
Massimo Bordin
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