Milano 5 Settembre – I dati parlano di ripresa, almeno in generale. Quest’anno potremmo fare +0,7% a Dicembre. Il che non sarebbe affatto male. Ovviamente non si parla di miracolo produttivo. Altrettanto ovviamente di questo dato non interessa a nessuno fuori dall’Italia. No, i numeri che affascinano Bloomberg, uno dei network più quotati in campo economico, sono quelli della Borsa. Siamo tra i migliori in Europa. Si corre, a Milano. Reggiamo meglio le pressioni da oriente perchè vendere mozzarelle a Pechino era oggettivamente un’impresa. Non ci spaventano le prospettive delle commodities perchè noi esportiamo cervelli, non materie prime. E, contemporaneamente, essendo grandi importatori il calo del petrolio significa poter essere competitivi. Ma soprattutto il grande truffatore di Francoforte, Mario Draghi, ci sta aiutando a truccare i dati. Le banche Italiane hanno retto bene gli urti degli ultimi dieci anni perché, di fondo, hanno sempre peccato di codardia in campo di investimenti. Infatti alle prime difficoltà hanno approfittato per tagliare le linee di credito agli imprenditori e buttarsi sui titoli di Stato. Questo ci ha regalato uno Stato ladro, delle banche complici, degli imprenditori soli ed una geniale idea per Draghi. Invece di affamare gli Stati ladri, adesso si mette in concorrenza con i banchieri nel ruolo di guardiano dello zoo. Mentre nutre le bestie in gabbie, ride sornione, ha salvato la situazione. O almeno così gli piace credere. Quello che sta facendo è solo gonfiare una bolla ancora più grossa.
Un passo indietro. Agli investitori, giustamente e correttamente, non frega nulla di cosa succederà nei prossimi anni all’Italia. La maggior parte di loro valuta solo le prospettive di breve periodo. Nel breve periodo Matteo Renzi ha dimostrato di aver portato a casa qualcosa. Tipo il Jobs Act. Che sarà poco efficace, non risolverà ogni problema, ma è più di quanto si potesse sperare. Quindi qualcuno investe. Poi c’è la bolla. Ricordate Draghi che butta mangime? Ecco, quel mangime è lo stesso che hanno in mano le banche e di cui non sanno esattamente cosa farsene. Quindi cominciano a riversarlo in borsa, oltre che nell’immobiliare. Il problema di questo denaro è che non ha alcun reale corrispettivo dietro. Quindi, di per sé, non è ricchezza vera, ma solo virtuale. Si spende in Borsa perchè Renzi non è ancora riuscito ad ucciderla con le tasse come con il resto dell’economia. La cosa è difficile regga, peraltro. In ogni caso, la cosa che fa rabbia è che il successo del Premier è l’atto d’accusa più duro nei confronti di Silvio Berlusconi. Il coraggio di sfidare il sindacato dovevamo averlo noi venti anni fa. L’arroganza del premier con le parti sociali doveva essere sostituita dalla nostra severa resistenza al partito dei privilegi con le vite degli altri. Insomma, le parti di Renzi che fanno crescere l’economia le abbiamo scritte noi.
Il problema è che quanto fatto, da solo, non può reggersi. Nonostante i soldi del Monopoli che si iniettano costantemente in circolo. Questa ripresa ha la stessa solidità di Un Sogno di una notte di Mezza Estate. Ma rischia di risolversi in un sanguinoso Amleto prima di finire come un truculento Mac Beth.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,