Milano 6 Settembre – E’ sempre kermesse popolare nei festival dell’Unità: sulla soglia, seduti su una panchina e due birre vuote gettate per terra, due scafisti eritrei mi chiedono se voglio andare in Svezia. Prezzo del passaggio, mille dollari.
Rifiuto, scavalco i faccendieri, e mi trovo davanti due afghani che dormicchiano sul pratone prospicente il palco dei dibattiti: l’uno si alza, si slaccia i pantaloni, e va a orinare contro una quercia secolare. Proseguo, cerco il salottiero ultrasinistro di professione , che si mischia al metalmeccanico e al ferroviere che puzza di olio bruciato al ristorante Bella Ciao : non c’è. Cerco allora al baracchino di Jonny il pizzaiolo la contessa de sans Papier oil professor Cacciari che mangia la pizza margherita accanto a una lavandera di Porta Ticinese.
Macchè, non c ’è business, non c’è pubblico: affolla invece il festival nazionale un popolo di invisibili , migranti, pseudo profughi, nullafacenti, avvinazzati ,clochard, sfigati, deviati psichici . Se si entra al festival dal lato nord si deve scavalcare un ucraino nudo che se la dorme nell’erba, e una coppia di afgani che fanno picnic.
Ad ovest, un somalo appende una giacca al ramo di una quercia secolare… Accedo finalmente ai ristoranti blasonati … Segnalo il triste risultato : il professorone d’area Pd, l’archistar, il punkabbestia chic, il figlio di papà antagonista, l’intellettuale buonista ma blasè sono latitanti …
Ci sono solo picnic di clandestini, vu cumprà e clochard nei vialetti del Festival.
E’ la legge del contrappasso. Succede ogni sera tra gli stand: dalla mensa Opera francescana , dal Pane quotidiano, dalla Cardinal Ferrari il popolo dei gommoni , dei senza casa ,dei senza mensa , dei senza lavoro approda al Festival. E ha fame. E fruga tra i bidoni della spazzatura dei ristoranti ed estrae il tesoro: la salamella puzzolente scartata da un militante, i resti di un piattino di gnocco fritto, la celebrata piadina.
Gironzola il baluba nordafricano , c’è l’ afgano che fruga nei bidoni dell’umido; c’è la timida famigliola siriana che divora i resti trovati nell’umido, c’è il rude ucraino, c’è la badante russa rimasta senza lavoro, il minorenne somalo che guardano con occhio svaporato i pochi clienti che mangiano al festival…… qualcuno s’allontana con un piatto di plastica fumante scartato dal bocconiano engagè seduto al tavolo del Bella Ciao …… C’è l’egizio che arraffa quello che può nei bidoni della cucina romagnola , e si apparta nei cespugli intorno agli stand, dove consuma i resti di una piadina …
Si registra un certo assedio anche al bagno chimico. I bagni sono comparsi nei vialetti del parco per i visitatori del festival, ma ora sono costantemente occupati da eritrei, somali, afgani ,tamil ,pakistani ,kenioti, che dalla Casbah di Porta Venezia arrivano a frotte per l’impellente bisogno fisico e la diarrea contratta nel deserto.
La pula fa quel che può. Argina i più puzzolenti vu cumpà, disperde gli scafisti, contrasta l’assedio al festival degli eritrei . Tutt’intorno, il commercio di schiavi continua: le panchine che circondano il fortino del festival sono occupate dai traghettatori, che dal telefonino organizzano viaggi per i disperati che vogliono raggiungere il nord europa . Gente che non fa Pil.
E la kermesse continua… Dibattiti, pizze, pesce fritto, disperati, vu cumprà, tutti insieme ma non appassionatamente. Il popolo degli “avantipoppolo” non pare gradire gli ospiti migranti , anche perché, se consumano, non pagano. I ristorantini e il Bella Ciao , i templi della piadina e del gnocco fritto sono riservati ai militanti col portafoglio munito , alle Milly Moratti, alle sciurette bene, alle damazz del Quadrilatero . Per gli affamati dopo la traversata in gommone, c’è il bidone dell’umido indifferenziato……..2 – continua……….