Milano 8 Settembre – Ma il 2015 non doveva essere l’anno della ripresa economica? Come al solito le previsioni di dodici mesi fa avevano disegnato uno scenario travolgente per il nostro Paese, con il governo che aveva addirittura previsto una crescita dell’1,1% del Pil. In realtà ci fermeremo nella migliore delle ipotesi allo 0,7%, la disoccupazione resterà ancorata al 12% e il debito al 134%. La disoccupazione giovanile raggiungerà il tetto massimo, con un ragazzo su due senza lavoro. Il problema è il Paese che si sta progressivamente spaccando, con il Nord che ha ripreso ritmi degni di un’economia avanzata e un Sud che sta sprofondando nel Mediterraneo. Tanto per capire: le aree più avanzate del Paese stanno sotto del 5% rispetto al Pil del 2007, il Meridione è in ritardo del 15%. Il tasso di disoccupazione raggiunge in alcune regioni meridionali la soglia del 25%: un meridionale su quattro è senza lavoro.
Tutto questo per dire che la politica economica del governo è sbagliata. Preferisce annunciare un piano straordinario da 100 miliardi (che non esistono) anziché invertire la rotta. Insiste nel voler puntare tutte le carte dello sviluppo sulle esportazioni anziché cercare il rilancio della domanda interna. Il risultato è quello di favorire l’avanzata del Nord e affondare definitivamente il Sud. Le aree meridionali, infatti, esportano poco ma consumano molto. Puntare sull’esportazione significa tenere bassi i costi, a cominciare da quello del lavoro. Se invece la decisione fosse quella di sostenere la domanda interna la prima variabile che dovrebbe salire sarebbero proprio le paghe. Insomma a causa dell’euro e delle politiche di austerità imposte dall’euro siamo arrivati al paradosso che chi stava bene ora sta meglio, chi stava male sta sempre peggio. Vale per la Germania nei confronti dell’Italia e vale per Milano e Bergamo nei confronti di Napoli e Palermo. Il leghismo non c’entra: un Sud in forte crescita economica sarebbe un beneficio per tutto il Paese.
L’Italia si trova invece in questa situazione duale, pur vivendo una congiuntura molto favorevole grazie al cambio basso, al petrolio ai minimi e ai tassi d’interesse a quota zero. Che cosa succederà fra qualche mese quando, com’è molto probabile, il meccanismo si invertirà? Il primo a muoversi verso l’alto sarà il costo del denaro per effetto delle decisioni americane. Il resto seguirà. Insomma l’Italia corre il rischio di ripiombare nella stagnazione, con la zavorra di un Meridione sempre più malandato e in crisi.
Ma non doveva essere il 2015 l’anno della ripresa?
Blog Ernesto Preatoni
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