Pansa:  “Ma Renzi ha l’umanità per governare?”

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Milano 8 Settembre – La lunga intervista di Massimo D’ Alema al Corriere della Sera del 3 settembre è sorprendente per due motivi. Uno riguarda il suo autore, Aldo Cazzullo, che in questo momento è il numero uno degli inviati speciali di via Solferino. Molti pensavano che Aldo fosse un renziano integrale, affascinato dal personaggio del premier e dalla sua dottrina che recita:  «Sotto il regno di Matteo I, il Conquistatore gigliato, l’ Italia diventerà ricca e felice». Ma l’ apparente renzismo di Aldo era una finzione. In realtà lui è l’ esatto opposto: un antirenziano in incognito. Infatti è riuscito a far dire a D’ Alema le peggio cose sul nostro Presidente del Consiglio. E tra un istante le vedremo.aldo-cazzullo

La seconda sorpresa riguarda Max. Della sua generazione di politici è rimasto ben poco. Se la osservo con l’ occhio del cronista che ha fatto i capelli bianchi nel raccontare tre repubbliche, vedo uno sterminato cimitero di elefanti. Che fine hanno fatto Arnaldo Forlani, Armando Cossutta, Nicola Mancino, Achille Occhetto, per citare soltanto quattro nomi? Sono vivi e vegeti, ma per chi segue ancora la politica italiana risultano scomparsi. D’ Alema, invece, resiste impavido sulla scena. Non è per niente sparito. Parla, dichiara, combatte, polemizza, giudica. In aprile ha compiuto 66 anni, ma è come se ne avesse venti di meno. Che cosa aiuta Max a tenere duro? Credo sia soprattutto il carattere. Poteva essere il suo tallone di Achille.

Poiché è sempre stato quello di un bruscone che, in qualsiasi circostanza, si divertiva a far incavolare il prossimo.
L’ aveva ereditato dal padre Giuseppe, un pezzo da novanta del vecchio Pci: uomo scostante, irritabile, aspro. D’ Alema senior era stato parlamentare per ben cinque legislature, presidente della Commissione finanze e tesoro, poi del gruppo comunista. Ma la vita mi ha insegnato che è sempre meglio avere un pessimo carattere che nessun carattere. E averlo pessimo ti aiuta a vivere, assaporando il piacere di rompere i corbelli al prossimo. Massimo_D'AlemaSotto questo punto di vista, Max si è dimostrato più volte un osso duro, abituato ad andare controcorrente. Ricordo quando Bruno Vespa lo intervistò per un suo libro e gli chiese che cosa pensasse della macelleria di Piazzale Loreto con Benito Mussolini e Claretta Petacci appesi per i piedi ai rottami di un distributore di benzina.
D’ Alema non ebbe esitazioni. Rispose che l’ assassinio della Petacci era un atto criminale di barbarie e che Mussolini non doveva essere ucciso, bensì processato di fronte a un tribunale simile a quello di Norimberga che aveva giudicato i gerarchi nazisti. Nel suo partito si scatenò l’ inferno. Il primo a infuriarsi contro Max fu Piero Fassino, seguito da una carovana di compagni e compagnucci che volevano le dimissioni di quel fellone con i baffetti.

Max è sempre stato così, senza riguardi per nessuno. Un giorno venne all’ Espresso per firmare la pace con il settimanale che lo attaccava spesso. Disse al direttore, Claudio Rinaldi, indicando me che gli stavo accanto: «Pansa è un bravo giornalista, si fa sempre leggere dalla prima riga all’ ultima. Ma ha un difetto: non capisce un cazzo di politica. In Italia c’ è soltanto uno che ne capisce meno di lui: è Romano Prodi». Il governo dell’ Ulivo non gli piaceva. Definiva il Professore e Veltroni «i due flaccidi imbroglioni di Palazzo Chigi».

Cazzullo è un giornalista di ottima cultura, per di più è un langarolo furbo di Alba. Conosceva come sollecitare Max a dire cosacce sul conto di Renzi. E non ha faticato per riuscirci. Baffino d’ acciaio non si è risparmiato. Ne è uscito un ritratto del Ganassa fiorentino ben più fedele di quelli spacciati dai media pronti a inginocchiarsi davanti a chiunque abbia un minimo di potere.
Cito alla rinfusa. Renzi è uno specialista nella litigiosità inutile. È stato sgradevole e sprezzante nei confronti di Enrico Letta, il suo predecessore a Palazzo Chigi. Pratica linciaggi di tipo staliniano. Oggi i trotzkisti da fucilare se i piani del governo falliscono, vengono bollati come gufi. Il premier mira a creare un listone con i fuorusciti berlusconiani. E si è inventato una legge elettorale che rischia di diventare una trappola mortale per il Partito democratico. E forse per lo stesso premier che potrebbe trovarsi al ballottaggio con un tipaccio che si chiama Beppe Grillo.

Max non risparmia neppure i suoi collaboratori di un tempo, oggi tutti schierati con Renzi: Velardi, Rondolino, Latorre, Orfini. Spiega: «Mi colpisce e fa tristezza la solerzia con cui alcuni di loro si impegnano nelle polemiche contro di me. Anche questo appartiene al metodo staliniano usato da Renzi: fare attaccare i reprobi dai vecchi amici, dai familiari».
La conclusione di D’ Alema è al vetriolo: «C’ è qualcosa in Renzi che va al di là delle scelte politiche. È proprio questo tono sprezzante e arrogante verso le persone del nostro stesso mondo, verso la nostra stessa storia. Silvio Berlusconi e Umberto Bossi si insultarono, si querelarono, ma il giorno dopo, per convenienza, si misero d’ accordo. A sinistra questo non può accadere. Siamo fatti diversamente».

Dopo aver molto apprezzato l’ intervista di D’ Alema, il Bestiario ha qualcosa da aggiungere. Riguarda quanto sta accadendo in coda all’ estate del 2015. Quello che avviene in Italia e in Europa resterà una pagina nera nella vita politica di Renzi. Aveva sempre finto che le migrazioni dall’ Africa e oggi anche dalla Siria non esistessero. Non aveva aperto bocca neppure nel semestre italiano dell’ Unione europea e adesso sta annaspando come se fosse pure lui un disperato sopra un barcone degli scafisti.
Esiste un enigma nel personaggio di Renzi.
È un codardo che ha il timore di essere contestato e si prepara sempre a tagliare la corda? Oppure è soltanto un illusionista inchiodato a una narrazione di se stesso che non prevede emergenze disastrose e la protesta della gente?
Pensiamoci bene: il premier mette la massima cura nell’ evitare qualsiasi dissenso in piazza. Le grida, i cartelli, i cori sarcastici gli provocano attacchi di paura. Non si è fatto vedere a Genova dopo l’ alluvione, idem nella Riviera del Brenta dopo la tromba d’ aria, ha annullato la visita all’ Aquila dopo aver saputo di essere atteso da un gruppo di cittadini scontenti del suo governo.
Il premierato renzista sta diventando una collezione di fughe e di assenze. L’ ultima è la più clamorosa. Aspettavano Matteo a Palagonia dove l’ aveva chiamato la figlia dei coniugi assassinati in casa dall’ immigrato ivoriano. Qui la signora di settant’ anni era stata anche violentata e scaraventata nuda dal balcone. E sullo sfondo la presenza cupa del Centro di accoglienza sorto a Mineo. Un bubbone infernale di cui nessuno si occupa, con tremila migranti fuori controllo e pericolosi.
È la storia orrenda di Palagonia e il rifiuto di parlare con la figlia delle due vittime a far sorgere una domanda inevitabile. A Palazzo Chigi hanno conservato quel minimo di umanità che un governo deve sempre avere? Se non è così, il premier e la sua corte è opportuno che lo dicano. Il Bestiario smetterà di attaccarli. E visto che sono tutti cattolici, o sostengono di esserlo, si limiterà a raccomandarli alla suprema pietà del Padreterno. Affinché gli eviti le fiamme dell’ inferno.

 Gianpaolo Pansa (Liberoquitidiano)

 

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