Milano 8 Settembre – Sono tanti gli alberi uccisi da Pisapia. a Milano. Al Parco Solari, in via Mac Mahon, a San Siro, in zona Tricolore- Argonne, al Parco Sempione, a Cairoli, in corso Plebisciti, in via Benedetto Marcello. Ma chi ha detto che gli alberi non abbiano un’anima e un linguaggio?
Hanno l’anima del nostro abbandono, delle nostre emozioni, dei nostri ricordi, dei nostri sogni. Hanno il linguaggio delle stagioni, dei colori, dei profumi, dell’offerta disinteressata dei loro frutti, della memoria. Hanno la bellezza dell’armonia, della serenità, a volte della Storia. Ucciderli è una ferità all’umanità, ucciderli perché un’amministrazione incompetente sbaglia i progetti di fattibilità ad esempio della M4, è un delitto. Il paesaggio fa parte della nostra vita, soprattutto se rappresenta l’orizzonte del nostro quotidiano. “Tagliare gli alberi – chiedo al prof Maurizio Vogliazzo, docente di Architettura del Paesaggio al Politecnico di Milano- è interrompere il dialogo con la natura? Rompere un equilibrio emozionale?”
“La questione del verde è sempre trattata in modo tecnico, del lato emozionale non ne parla nessuno: passa in secondo piano di fronte alla sostenibilità, all’economia, all’ideologia di un’ecologia che guarda alla quantità, non alla qualità. Manca quasi sempre la capacità progettuale colta e consapevole, manca la volontà di sviluppare progetti come rafforzamento d’identità, consolidamento di un habitat a misura d’uomo. Ma rispondendo alla domanda: gli alberi hanno un’anima? Dico sì ed è straziante che non venga percepita, valorizzata. Pisapia è remoto, lontano da questa consapevolezza. La sua “ecologia” è fatta di slogan, di ricerche di mercato. Ma gli alberi hanno una voce, sono “personaggi” che dialogano con gli esseri viventi (pensi agli uccelli che fanno i loro nidi), che cercano di essere utili con la loro ombra, che creano musica nei giorni di pioggia (pensi alla Pioggia nel pineto di D’Annunzio), che connotano i luoghi fisicamente, che rappresentano memorie ed emozioni per l’uomo. E pensi ai profumi, ai colori, alla infinita generosità degli alberi….Non viene percepito il rapporto affettivo con il luogo, ma è la funzione primaria dell’equilibrio, del dialogo uomo-natura. L’uomo e la sua storia. E nella sua storia la natura è parte integrante. Se si impoverisce l’orizzonte, si azzera anche la sua storia Perchè vengono a mancare punti di riferimento sociale, emozionale. Non si può arbitrariamente interrompere il dialogo con la natura con cui siamo cresciuti. E’ un atto vigliacco.”
Il verde a Milano…, ma non riesco a finire la domanda…”A Milano non esiste un impianto di irrigazione. Nessuno ha mai pensato di costruire un’infrastruttura tecnica, una rete idraulica che utilizzi le acque non potabili dei fossi sotterranei inutilizzati. Un impianto idraulico servirebbe non solo a irrigare il verde, ma anche a pulire le strade. A Parigi esiste. E la potatura viene assegnata a ditte spesso incompetenti, vincitori di bandi al ribasso, perché l’economia vince sempre. Ma il verde va trattato con rispetto. Nei piani urbanistici si parla di verde sempre in modo quantitativo, includendo anche le rotonde, le piazzuole ecc. Il verde di una città è altra cosa, è progetto estetico e sociale. Ma la cultura del verde non appartiene ai burocrati.”
Ma un progettista di paesaggio che cosa si propone?
“Il rispetto delle trasformazioni sociali e culturali del luogo, per consolidare l’identità, per permettere rapporti affettivi, d’uso e di socializzazione. Un Parco appartiene a un quartiere, a una comunità. E allora perché non rafforzare il senso dell’appartenenza creando parchi diversificati, immediatamente riconoscibili per il profumo o per il colore? Variare con il pietrisco, ad esempio, con semplici essenze di profumo, ma anche con la luce. I Led si possono prestare a questa variabilità cromatica. Ma quelli installati a Milano di color bianco ghiaccio che illuminano meno della luce normale, sono solo molto tristi. E una città come Milano ha bisogno di un po’ d’allegria. Ma è difficile trovare la creatività in politica.”
Letteratura, pittura, e l’amore per gli alberi. L’uomo e il suo immaginario e il fascino della natura.
“L’albero è Storia e Speranza. L’uomo non può non esprimere l’incanto della natura. E, per tornare alla domanda iniziale, le cito il grande Van Gogh “Vedo ovunque nella natura, ad esempio negli alberi, capacità d’espressione e, per così dire, un’anima.”
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano