Alla convention no-global, una scuola per diventare antagonisti

Milano

Milano 9 Settembre – Indisturbati, praticamente liberi di “tramare” contro il sistema e i cosiddetti poteri forti, i no global, in uno spazio occupato abusivamente,  si sono riuniti per una convention che fosse di aggiornamento e di indottrinamento,  in vista di nuovi imprese epiche. Perché gli spazi abusivamente occupati hanno lo scopo di far socializzare, di creare stimoli, di teorizzare e mettere a punto nuove e innovative strategie.

Scrive Chiara Campo su “Il Giornale”: “Si scrive «Con-tèsto», si legge senza trattino. Titolo della summer school (tardiva, secondo i promotori) organizzata lo scorso weekend a Milano in uno spazio occupato abusivamente dal 2012 in via Confalonieri, proprio sotto il Bosco verticale firmato Stefano Boeri e i grattacieli di Porta Nuova. contèstoSimboli di quei poteri forti che i no global vedono come il fumo negli occhi. Sottotitolo: «Toolkit per movimenti, campagne e lotte territoriali». In pratica, un mini-corso estivo sugli strumenti informatici utili a fare lotta dura senza paura (anche) in rete. Un metodo che nella generazione 2.0. può diventare secondo gli addetti più efficace, o almeno complementare, ai fumogeni e alle bombolette spray maneggiate abitualmente dai centri sociali.” E c’erano proprio tutti, dovendo rappresentare tutto il mondo del No, comunque: attivisti, irregolari e collettivi che operano sul territorio. Ma in cattedra esponenti dei comitati No Tav, No Expo, blogger di area. Perché, come relaziona Il Giornale “L’obiettivo, hanno spiegato, è di «affinare insieme la cassetta degli attrezzi» per «inceppare i processi di devastazione del territorio». E tra gli esempi clou della devastazione, secondo loro, ci sono ovviamente i cantieri dell’Alta velocità o l’Esposizione 2015 in corso. In due giorni, dalle 10 alle 19.30 e dalle 10 alle 21 – con pausa aperitivo, di rigore – si è discusso di rapporto con i media, lettura dei documenti in burocratese, «uso sgamato dei nuovi media», come costruire, scrivere e raccontare un’inchiesta. La ricerca delle fonti, la lettura di documenti ufficiali, «come dare voce ai territori e sbugiardare il potere». E ancora: come creare campagne e differenziare la narrazione, l’uso politico di app e social network. C’è stata anche una lunga digressione su «ricorsi sì, ricorsi no», quanto valga la pena tentare di bloccare i cantieri per vie istituzionali. «Se non tutto, molto di quello che c’è da sapere» è la degna conclusione.”

Una convention a 360 gradi, che prevede ogni forma di comunicazione e, purtroppo, di devastazione.

 

 

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