Finte morti per incassare polizze vita, così stranieri truffano le assicurazioni

Cronaca

Milano 11 Settembre – Vanno e se ne vanno per sempre. Ma soltanto per finta. Sono stranieri. A Milano stipulano polizze vita con le compagnie assicurative sui 100 mila euro in media, un valore «basso» che permette di non fornire eccessiva documentazione. Dopodiché tornano nelle nazioni d’origine, dall’Africa al Sudamerica, e con la complicità di poliziotti, funzionari amministrativi, infermieri, medici e becchini inscenano decessi. Ma mica muoiono. I famigliari informano con certificati firmati e timbrati la compagnia assicurativa, che ha due opzioni: nutrire dei dubbi, incaricare investigatori privati per far luce (pagando trasferte che un po’ costano per via dei mesi di lavoro) e infine denunciare per chiedere i danni; oppure possono prendere per buono il decesso, liquidare e chiudere la pratica rimettendoci denaro.

È la nuova frontiera delle grandi truffe, come ci spiegano gli esperti della Eagle Keeper, agenzia investigativa di questi tempi molto impegnata fuori dall’Italia. Per esempio è stata sulle tracce di un trentunenne colombiano: rientrato a Cali, aveva perso la vita stroncato dalla malaria. Peccato che i certificati di morte fossero stati firmati da un neurochirurgo del quale era stata falsificata la firma. O ancora c’è stato un marocchino di cinquant’anni che improvvisamente s’era spento. Sbagliato: aveva messo in piedi una rete di soccorritori e notai complici, compiendo un errore grossolano talmente era preso dalla recita. L’ambulanza che aveva prelevato il moribondo, una volta constatato il decesso aveva riportato a casa il cadavere. Tutto dimostrato da fatture. Ma quando mai dall’ospedale, a distanza di pochissimi minuti, ti riportano indietro in ambulanza un deceduto?

Scoprire la verità è un’operazione complessa. Bisogna superare il labirinto di connivenze del posto, la gente comprata che spesso ricopre ruoli chiave, bisogna ottenere immediate autorizzazioni a procedere da uffici di consolati e ambasciate (e non è scontato) , bisogna risalire alle origini della storia partendo da rapporti di polizia magari misteriosamente scomparsi, da funzionari in ferie prolungate, da tipi che hanno perso la memoria e non ricordano più se si erano occupati del funerale di questo o di quel tizio perché, nel mentre, i registri dove sono annotate le morti non si trovano e chissà dove diavolo saranno finiti. In Nigeria c’era un altro cinquantenne. Gli investigatori hanno impiegato sei mesi a stanarlo. Non sono dovuti andare al cimitero ma fermarsi davanti a una casa che il signore (perennemente al cellulare per chiacchierare con gli amici) s’era costruito col denaro dell’assicurazione. Centocinquantamila euro che laggiù significano ricchezza esagerata per generazioni, generazioni, generazioni.  (Corriere)

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