L’autopsia dei pescatori morti scagiona i nostri Marò

Approfondimenti Esteri

Milano 16 Settembre – Non sono stati loro. E’ questo ciò che emergere dall’autopsia sui pescatori uccisi in India realizzata dal medico legale indiano, l’anatomo patologo K.

Sasika. Non sono stati i marò.

I documenti resi pubblici da Dagospia, arrivano in soccorso di quanto già scritto nei giorni scorsi. I legali indiani, infatti, hanno consegnato al Tribunale di Amburgo il documento che fino ad ora era rimasto nascosto nei cassetti delle aule giudiziarie indiane. Nella seconda pagina dell’allegato 4, si legge chiaramente che il proiettile estratto dal cervello del pescatore Jalestine non è di quelli dati in dotazione alle truppe italiane. E’ troppo grande. Il proiettile misurato dall’anatomo patologo, infatti, ha una ogiva di 31 millimetri, misura una circonferenza di 20 millimetri alla base e nella zona più larga arriva fino a 24 millimetri.

Dalle armi dei Marò, invece, possono essere esplosi solo i colpi calibro 5 e 56 Nato, che misurano 23 millimetri appena, ben 8 millimetri in meno di quelli che hanno ucciso i pescatori. Impossibile dunque non capire che chi ha ucciso Jalestine non poteva usare i mitra Minimi e Beretta Ar 70/90 che invece portavano con loro Latorre e Girone.

Quello che rimane da chiedersi, è come sia possibile che l‘Italia e i suoi legali non siano riusciti ad ottenere prima l’accesso a questi documenti. Che arrivano a scagionare i Marò a 3 anni dall’inizio della loro ingiusta detenzione.

(Il Giornale)

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