Milano 20 Settembre – Quando ci si avvicina a una slot, il chip del braccialetto elettronico invia un messaggio che mette in guardia i familiari o il medico di chi si sta rovinando la vita per il gioco. È mantovano l’ultimo strumento anti ludopatia, nato da un’idea di Mauro Bergamaschi, 50 anni, imprenditore nel settore delle plastiche. «Non sono contrario a prescindere alle slot. Ma ho visto amici rovinarsi – racconta – e ho deciso che avrei dovuto fare qualcosa. Questo strumento sarà un deterrente». Il primo passo, ovvio, è la volontà del paziente di chiudere con il gioco, e lo strumento elettronico va inserito in un percorso di cura. Di braccialetti (di tutt’altro genere) per controllare i malati di gioco s’è parlato anche nel corso di un convegno all’Università di Pavia: un microchip per controllare battito cardiaco e altri parametri vitali e mandare segnali al terapeuta.
L’idea di Bergamaschi, con tanto di brevetto depositato, è rimasta chiusa in un cassetto per un anno. Poi è arrivata la partecipazione al concorso Mimprendo dei Giovani industriali di Confindustria: 10 mila euro in palio per il miglior progetto di collaborazione tra imprese e università. In tutta Italia sono stati presentati 80 progetti e tra i 35 selezionati c’è anche «Gambling over», il braccialetto anti slot. Per lavorare al prototipo è nata una squadra di giovani cervelli (età media 26 anni), che hanno studiato il problema ludopatia da più punti di vista: Lucia Mosca, laureata in ingegneria biomedica al Politecnico di Torino, Fabio Gallo, laureando in marketing alla Bicocca di Milano, e Alessandro Sparacio, laureando in psicologia del lavoro e dei processi sociali nella stessa università. Con loro lo stesso Bergamaschi e un esperto di elettronica, Remo Ranciaro, il tecnico che materialmente ha dato vita al bracciale.
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