Milano 23 Settembre – Idroscalo è «orfano» e non è detto che trovi un «genitore» che voglia adottarlo. Dagli anni Trenta ad oggi, ad occuparsi del «mare dei milanesi» è sempre stata la Provincia che ne ha fatto un vero fiore all’occhiello, un’eccellenza sportiva mondiale. Oggi, ma soprattutto domani, non si sa perchè la neonata Città metropolitana non ha competenze nè soldi per farlo e Regione e Comune non pare si vogliano azzuffare per prenderne il timone. «E allora c’è il rischio concreto che diventi terra di nessuno…» ha spiegato Bruno Dapei, direttore dell’Osservatorio metropolitano di Milano che ha promosso a Palazzo Isimbardi un incontro sul futuro dell’impianto. «Bisogna decidere in fretta se trovare una soluzione oppure buttare a mare tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi- ha spiegato Dapei- E sarebbe un peccato perchè questo parco è un patrimonio immenso per Milano e non solo per Milano». E sarebbe un peccato anche perchè l’Idroscalo, dove poche settimane fa si sono disputati i campionati del mondo di canoa con oltre 1500 atleti e 100 paesi al via, vive e ha i numeri per vivere. Solo nella stagione estiva le presenze sono state 460mila e sono aumentate del 25 per cento; gli accessi alle piscine hanno toccato il record del +300 per cento e pure i ricavi sono in aumento, toccando quota 400mila euro, con una previsione di altri 100mila euro in più per il 2016. Però la legge Del Rio impone di tagliare spese e personale e così la riduzione costante dei costi digestione, scesi sotto il milione annuo, è ai livelli di guardia. Il sito «è proprietà della Città metropolitana – ha spiegato il consigliere delegato metropolitano Arianna Censi – ma non è tra le funzioni fondamentali della Città metropolitana che quindi si sta interrogando sulla strada istituzionale per garantire risorse e a chi spetta la competenza. Noi ciò che dovevamno fare lo abbiamo fatto». E quindi la palla passa alla Regione. Ma il nodo non sembra facile da sciogliere. «Stiamo cercando di mettere a punto una legge regionale che attribuisca le funzioni ma per ora non è previsto un nostro intervento economico- ha spiegato il sottosegretario regionale, Giulio Gallera- La Regione non è nelle condizioni di dire “ce ne facciamo carico integralmente“ ma una soluzione la stiamo cercando e potrebbe essere la creazione di una fondazione con più enti oppure l’affidamento alla gestione di un privato». Sembra uno stallo in una partita di scacchi. E forse lo è. Il punto è che per uscirne servirebbe una mossa veloce: «Mentre qui e a Roma si discute- denucia l’ex assessore allo sport della Provincia Cesare Cadeo- all’Idroscalo l’erba è ad altezza uomo, la manutenzione è lasciata alla buona volontà dei dipendenti che non sanno se manterranno o meno il loro posto di lavoro e oggi non sono stati neppure invitati. Idroscalo è a rischio. Ed è vittima del furore ideologico di chi fino a pochi mesi fa inaugurava progetti partiti con i presidenti Colli e Podestà di cui però non si fanno neppure i nomi…». Quale il futuro dell’Idroscalo? Difficile dirlo anche se qualcosa potrebbe e dovrebbe muoversi visto che, come ha annunciato il vicepresidente nazionale del Coni Luciano Buonfiglio, l’ex pista di idrovolanti voluta da Mussolini si è aggiudicato il prossimo anno anche i mondiali di canoa Universitari. E non è detto che far uscire dallo stallo l’Idroscalo sia il nuovo grande centro commerciale australiano in progetto a Segrate: «Ne stiamo parlando- ha spiegato il neosindaco Paolo Micheli- Potrebbe essere la scossa per dare energia al progetto di allungamento della Mentrò 4 o alla realizzazione di quel collegamento ciclabile con la città di milano che ancora non c’è ed è una follia…». Idrosaclo salvato dai canguri? Sembra un paradosso ma non è detto diventi una (triste) realtà.
Antonio Ruzzo (Il Giornale)
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