Milano 23 Settembre – I popoli e i governi europei non sanno fronteggiare la crisi dei migranti. Non l’hanno prevista, ne hanno negato l’esistenza, non ne hanno studiato le cause e ora reagiscono scompostamente.
La ragione profonda di questo comportamento è che noi europei da settant’anni viviamo in pace e in prosperità, un periodo lunghissimo, come non c’è mai stato nella storia. Non abbiamo più avuto esperienza di guerre, di invasioni, non ci siamo più trovati nella necessità, di prendere decisioni drammatiche, di usare la violenza. Le nuove generazioni credono che la pace sia uno stato normale mentre le guerre e i bombardamenti siano dei fatti patologici che avvengono in Asia e in Africa. Oppure le fanno gli americani. Noi, invece, siamo tutti buoni, tutti pacifisti, non abbiamo nemmeno una frontiera. Questa Europa pacifica e ricca, grazie alla televisione, è apparsa ai popoli in guerra e affamati come il paese di Bengodi. A poco a poco gli asiatici e gli africani hanno provato a venire. Si sono accorti che non venivano respinti con le armi ma accolti, ospitati in una gara di generosità. E allora sono partiti a migliaia. Poi sono state create organizzazioni che li raccolgono e li portano sulle nostre coste a centinaia di migliaia. Infine si sono mossi i profughi siriani e gli uni e gli altri stanno dilagando per l’Europa dove nessuno sa come fermarli perché travolgono o aggirano ogni ostacolo. Bisognerebbe fermarli e aiutarli prima che arrivassero, ma questo è un argomento che non viene affrontato dai politici europei perché l’Ue non ha una politica estera. Eppure siamo essenziali nella Nato, Inghilterra e Francia hanno diritto di veto nel Consiglio di sicurezza e siamo potentissimi sul piano economico. Potremmo fare molte cose. Potremmo offrire una cifra enorme alla Turchia perché attrezzasse i campi profughi e fermasse i gommoni che vanno in Grecia, potremmo fare pressioni sugli Usa perché la smettessero di litigare con la Russia in Siria e potremmo chiedere all’Arabia Saudita e al Qatar di non finanziare più gli jihadisti in Libia. Ma i nostri 28 capi di Stato o primi ministri non esprimono una volontà unica e non riescono a far pesare l’immensa potenza dell’Ue. E così si prendono anche i rimproveri di Ban Ki Moon.
Francesco Alberoni (Il Giornale)
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