L’invincibile vocazione a perdere della minoranza PD

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Milano 24 Settembre – Oggi Papa Francesco negli Usa ha invitato Obama ad ergersi a paladino di tutti i più deboli al Mondo. In quel momento Bersani deve aver sorriso. Fallito il patronage del WWF ormai i minorati PD non sanno più a che Santo votarsi. Non c’è braccio di ferro, lotta di principio o semplice scontro interno che riescano a vincere. E non vi ingannino i termini: essere minoranza nei partiti post comunisti è sempre stato un punto di vantaggio nelle trattative. I segretari, per ventennale tradizione a sinistra, sono tirassegni, nemmeno tanto mobili. C’è gente che come D’Alema ha costruito una carriera sul lento logoramento degli avversari. E per avversari aveva gente un tantino più scafata di un Renzi qualsiasi. Il quale, va detto, ha saputo eccellere in quel ruolo, facendo fuori Letta senza nemmeno aver bisogno di essere in Parlamento. Insomma, una gloriosa tradizione rossa impone alla minoranza di essere ben più forte della maggioranza. Ecco, fino ad ora. Ora è cambiato tutto. E sul Senato Renziano assistiamo all’ultimo atto dell’immane tragedia che sta travolgendo questo piccolo angolo di Mondo.

Il primo atto della Tragedia si è consumato prima della calda estate. La Minoranza prende il coraggio (quel che ne rimane) a due mani e lancia una grande battaglia di principio. Il Senato o è elettivo o non è. Me lo vedo Renzi, a coprirsi il volto con una mano, pensando che questi  geni dell’agone politico si stanno opponendo al controllo pressoché totale della camera alta. “Ma come si fa (pensate che lo pronunci lui, con un accento a metà tra un Ceccherini ubriaco ed un Benigni fuori sincrono), come si fa dico io, a dare una seconda speranza alle opposizioni?”. Ed ovviamente sul tema tutte le opposizioni convergono. Sfido io, il Senato Renziano sarebbe stato esclusivo territorio del Premier e dei suoi accoliti, scelti da una platea di Regioni amiche. Ovviamente nella Ditta nessuno si aspettava un successo del genere. Il panico inizia a serpeggiare. Ma non c’è tempo di preoccuparsi per i nostri. Ci sono le salamelle delle feste dell’Unità da cuocere. Via che si va, il problema sarà ancora là a Settembre.

Secondo atto. Estate più calda del secolo. Interno giorno. I numeri non tornano. La riforma al Senato non passa. Il passo successivo è un Renzi al Colle poco prima della finanziaria. La Mafia uccide solo d’Estate e le Crisi solo in Inverno. E’ impensabile una sfiducia autunnale. D’Autunno cadono le foglie, non i Governi. Pertanto qualsiasi cosa la minoranza chieda la potrebbe portare a casa. Renzi è nel pallone, minaccia, sfotte e mostra una sicumera sempre più pallida. Grasso si schiera senza tentennamenti con loro. E’ la fine del Renzismo, se si impantana qui muore. Il terrore raggiunge il climax. A Piacenza si registra l’esaurirsi di calmanti. I compagni Emiliani sono paralizzati. Stanno vincendo. Vincere per loro è come per Dio commettere un atto malvagio: la negazione più radicale del loro essere. Il sipario si chiude. Avranno vinto alla fine?

Terzo atto. Manco per il cavolo, ovviamente. Alla fine arrivano ad una sugosissima mediazione con il premier. Intanto col ciufolo che i cittadini eleggono i Senatori. Si limitano a “segnalarli” ai Consiglieri Regionali. Che poi faranno un po’ quel che vogliono. Probabilmente mediante televoto. O estrazione della lotteria. E’ ininfluente. Il Senato eleggerà due giudici della Corte Costituzionale. Finchè dura. Renzi sta seriamente pensando di sostituirla col Signor Notaio. Bersani si oppone fieramente, dev’essere donna, mica siam sessisti. E dalla tragedia passiamo alla commedia. Calderoli, finito di bruciare leggi è passato a sfornare milioni di emendamenti. I cinque stelle si imbavagliano, regalando all’Italia cinque minuti a basso tasso di corbellerie. Renzi si rilassa. Ma mai quanto Cuperlo, che si era visto con terrore infinito vicino a Palazzo Chigi.

Salvare la minoranza Pd da se stessa è impossibile. Anche se il loro vero, inconfessato, sogno sarebbe quello di perdere con un avversario vero. Tipo un leader di centrodestra. Solo che noi siamo dei puzzoni. E continuiamo a voler candidare Salvini. Mai una gioia, mai una gioia per i poveri minorati del Pd.

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