Milano 27 Settembre – Non sapremo mai se i deputati Repubblicani, per cinque anni in maggioranza al Congresso degli Stati uniti, avrebbero salvato Bohener dalla sfiducia interna. Il voto sarebbe dovuto essere la settimana prossima. Ma non ci sarà. Se ne è andato lui prima (le dimissioni avranno effetto dalla fine di Ottobre). E questo è un terremoto che nessuno si aspettava. Un piccolo antefatto: Bohener è l’uomo del dialogo che pose fine allo shutdown, lo “spegnimento” del Governo, imposto dai conservatori qualche anno fa. Il Parlamento, in quella occasione, non avendo visto per anni una previsione di spesa, bloccò qualsiasi nuovo aumento del tetto del debito. Misura necessaria per far funzionare il piano bancarottiero di Obama. Si andò al braccio di ferro. I Repubblicani capitolarono. Bohener era il fautore della tregua. Da quel momento è stata guerra. Basta guardare gli ultimi voti sulle regole interne della Camera, momenti di test della fedeltà politica. Il gruppo conservatore (forte di 40 membri) ha stabilmente votato contro. Ed alla fine, come la goccia che scava la roccia, ha provocato le dimissioni. Le malelingue sostengono che, in realtà, arrivati al voto Bohener avrebbe perso comunque. Ma il vero problema non credo sia quello. Il vero problema è che la politica Usa, almeno quella Repubblicana, è fatta da giganti.
Un secondo piccolo antefatto. La politica Usa è stata finora un ciclico cambio di posizioni. Più che uno svolgimento lineare è un grande ballo. I democratici di oggi non sono i democratici di ieri, ad esempio. Per i Repubblicani, vale lo stesso discorso. Soprattutto il partito di oggi non è quello di domani. I Neocon che hanno dominato per trent’anni il partito sono in crisi. Nascono come movimento a fine anni ’70, sono ex Democratici convinti che il partito si sia spostato troppo a sinistra. Ed hanno fatto armi e bagagli e si sono spostati a destra. Sono stati Neocon i Bush, per esempio. In sé hanno un animo meno aspro dei conservatori puri e molto, molto meno duro dei Tea Partiers. Perchè, di fondo, con i Democratici meno estremisti non ci vogliono litigare. Bohener, di fondo, è stato un campione di questa linea. Dialogo, se possibile. Business as usual. Ed è sopravvissuto alla carica del Tea Party battendoli con la diplomazia. Ma soprattutto con la percezione che il partito voglia candidati che guardino al centro, tipo McCain o Romney. Ecco, nelle ultime settimane il Mondo Repubblicano ha fatto una svolta. E’ cambiato il ritmo. E’ arrivato Donald Trump.
A Bohener restavano due scelte, di fondo. Restare e combattere per difendere un posto, il suo, o andarsene e difendere un ideale. Quello di una politica di palazzo, che fa e non urla, decide e non insegue le utopie, che è e non si limita a mostrarsi. Ha scelto la seconda. Come ogni galantuomo dovrebbe fare. I moderati hanno, nel partito, un alleato in più. Anche se temo che la loro battaglia sia comunque destinata alla sconfitta, il potenziale rinnovatore di un Trump o di una Fiorina sono troppo devastanti per essere fermati da un gentiluomo dell’Ohio. Ma lui, comunque, ci sarà. La sua carica glielo avrebbe impedito. E davanti a queste scelte ci si deve sempre inchinare.
Come ci si deve inchinare ad un partito dove una minoranza agguerrita, i cui piedi sono solidamente appoggiati sulla roccia dell’ideale ed i cui occhi sono fissi in alto, tra le stelle, è riuscita a fare una rivoluzione che pareva impossibile. Non sappiamo nemmeno i loro nomi. Ma conosciamo perfettamente le loro idee. Stato Minimo, no alle crociate politicamente corrette e tagli, tagli a pioggia contro il sistema. Anche il LORO sistema. Poi torni in Italia. E vedi che la Meloni, come atto di ribellione a Bruxelles, cambia soldi veri con carta straccia. 1:1. E ti obbliga all’uso della carta straccia. Mentre Lei si tiene gli Euro. E speri, per quanto ridicolo sembri, che Bohener, il bistrattato Bohener, venga qui. E dia lezioni a questa manica di cialtroni che ancora si ostina a passare per “destra” in Italia.

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,