Milano 28 Settembre – Gli aerei militari russi hanno bombardato le postazioni dell’ISIS ad est di Aleppo nel tentativo agevolare l’avanzata dell’esercito siriano la base aerea di Kweres.
Per la prima volta da quando è arrivata in Siria, l’aviazione russa ha lanciato una serie di raid aerei sulla regione di Aleppo, colpendo le postazioni dello Stato Islamico Al-Sham lungo la strada di Deir Hafer, mentre l’esercito siriano ha attaccato i terroristi sul terreno.
Giovedì mattina, l’esercito siriano, in coordinamento con le Forze di Difesa Nazionale (FDN) ha assaltato l’ISIS presso le postazioni di Ayn Sabl, con conseguente conquista del perimetro a sud ovest di questa città e ha distrutto le posizioni terroristiche a Rayman e Tal Al-Salihiyah
L’aeronautica russa con notevole precisione e ferocia giusta e implacabile ha portato a termine attacchi aerei che hanno dimostrato per la prima volta una reale partecipazione fisicamente nel conflitto siriano da parte di Mosca dopo quattro anni di finti raid americani che non hanno mai realmente colpito nessuna della 60 basi di Daech sparse tra l’Iraq e la Siria.
Le forze militari russe sono dispiegate presso l’aeroporto militare di Hmamiyat, nei pressi della città costiera di Jableh con un contingente formato da un migliaio di militari della fanteria, 28 aerei caccia, circa una decina di elicotteri d’assalto e 500 consiglieri militari.
Putin, al momento, è l’unico uomo politico occidentale che è realmente entrato in guerra contro l’Isis e sta cercando di creare un’alleanza con Israele, con cui vi sono già accordi, con la Cina, con la Francia, la Gran Bretagna, la Germania e gli USA. La Casa Bianca al momento pare reticente (che novità!) cercando invece di proteggere l’Isis dal punto di vista politico respingendo la proposta di Mosca al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di colpire con sanzioni lo Stato Islamico.
Frau Merkel, visto il suo calo di consensi in Germania, vuole aprire un tavolo con Assad, la Gran Bretagna, invece, pur volendo partecipare alla coalizione anti-Isis chiede come condizione anche le dimissioni del dittatore siriano. La Francia è l’unica che da giovedì sta partecipando attivamente alle operazioni di bombardamento contro le postazioni dei terroristi al soldo della Turchia, del Qatar e, dispiace dirlo, degli Stati Uniti, ma ricordiamo che l’attuale presidente è il democratico islamico Obama che tra breve non vedrà più la Casa Bianca manco in cartolina.
“La Francia ha colpito la Siria”, con queste parole è iniziato il comunicato rilasciato domenica mattina che l’Eliseo ha rilasciato dopo i primi attacchi aerei francesi. Lo scorso 7 settembre Francois Hollande aveva detto che erano iniziati dei voli di ricognizione sulla Siria, continuando al sua dichiarazione asserendo che “Lo abbiamo fatto sulla base delle informazioni raccolte durante le operazioni aeree che hanno impegnato i piloti per più di due settimane, nel rispetto della nostra autonomia di azione, in coordinamento con i nostri partner della coalizione. Il nostro Paese conferma il suo impegno risoluto nella lotta contro la minaccia terroristica di Daech. Si colpirà ogni volta che la nostra sicurezza nazionale è in gioco”, aggiunge il comunicato dell’Eliseo.
Al mattino Manuel Valls ha detto che i raid aerei sono stati condotti contro i santuari Daech che forma coloro che vogliono colpire la Francia”.
Secondo l’autorevole quotidiano “Le Monde”, gli attacchi hanno avuto luogo giovedì e hanno colpito le basi dell’Isis di Rakka, considerata la roccaforte di Daech.
Mentre nei giorni scorsi, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha espresso sostegno per un dialogo con Assad per combattere Daech, François Hollande ha ribadito la ferma posizione della Francia nei confronti del presidente siriano affermando che “Il caos siriano deve trovare una risposta globale. I civili devono essere protetti contro ogni forma di violenza dai terroristi di Daech e altri gruppi terroristici, ma anche contro i bombardamenti di Bashar al Assad”.
Il 15 settembre, nel corso del dibattito in Parlamento, Manuel Valls e Laurent Fabius avevano spiegato che i velivoli francesi, 12 Mirage 6 dislocati presso le basi in Giordania e negli Emirati Arabi Uniti insieme ad alcuni Rafale, avrebbero potuto entrare in azione in qualsiasi momento per colpire i principali obiettivi: centri di comando e campi di addestramento.
Forse qualcosa in Europa si sta muovendo ma ricordiamoci anche che ormai Daech non è più solo un problema del Medio Oriente: con il continuo flusso di clandestini in Europa, i servizi segreti inglesi (MI6) hanno calcolato in circa 4.000 le unità dell’Isis penetrate in suolo europeo, alcuni dei quali impegnati nelle tensioni ai confini con l’Ungheria.
E mentre “qualcuno” da Washington D.C. invoca “la pace” pregando non per la salvezza del suo gregge vittima di un genocidio, bensì per i suoi “fratelli musulmani”, speriamo davvero che non sia mai troppo tardi per combattere il fanatismo, i nemici della libertà, della ragione e della cultura.
Impiegato presso una nota multinazionale americana, ha avuto varie esperienze di dirigenza sia in campo professionale che in campo politico.
Scrive per Milanopost ed altre testate, soffermandosi soprattutto su Israele, Medio Oriente, Africa sahariana e subsahariana. Giornalista Freelance scrive più per passione che per professione.