Il Porcellum, il Canguro e tutta la fattoria del Parlamento

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Milano 2 Ottobre – Mentre Governo ed opposizioni sono unitamente impegnati in quell’esercizio di futilità chiamato riforma del Senato, un sospetto si fa strada nella mente di chi scrive. A vedere la titanica lotta tra un Calderoli che sforna decine di milioni di emendamenti quasi uguali ed un Presidente del Senato che si permette di decidere che si può discutere solo delle modifiche fatte alla Camera, dando sostanzialmente per defunta l’autonomia della Seconda Camera, la netta sensazione è che siamo ai dilettanti allo sbaraglio.

Poi appaiono i canguri, scompaiono i partiti, gente come Covaichich passano per statisti di prim’ordine ed alla fine della giornata il Governo, raccattate tutte le menti pensanti (al proprio futuro pensionistico) di centro e destra, si appresta a vincere l’ennesima battaglia Parlamentare. Contro la propria maggioranza. L’opposizione studiava gli algoritmi di Calderoli o discuteva della dislocazione del pelo sul corpo di Grasso. Quella che in questi giorni ha battuto il colpo. Forza Italia continua nel suo stato catatonico da cui nulla pare smuoverla. Dicevo, c’è un dubbio strisciante che mi assilla. Siamo sicuri che questa classe politica sia moralmente e politicamente legittimata a scrivere una pagina della nostra Costituzione? Non è Grillismo d’accatto, loro sono una parte fondamentale del problema. Ed è un dibattito che risale alla Costituente.

Quando Mortati ed Einaudi discutevano della fiducia in Parlamento, di fondo, parlavano di questo. Einaudi diceva che la fiducia non si poteva dare sui programmi, perché era ridicolo visto che solo le persone possono far realizzare le idee, mentre Mortati rispondeva che la Costituzione avrebbe forgiato il carattere della Nazione. L’avrebbe educata. Per cui sì, i programmi potevano forgiare i governati. Io credo avesse ragione Einaudi, ma temo possa averla Mortati. Se ce l’avesse, davvero fareste scrivere il futuro di questa terra dal Governo della Boschi? E se, di contro, avesse ragione Einaudi, davvero vorreste come alternativa alla di cui sopra ministra Calderoli o Di Battista? Non sono interrogativi agili. Ma la loro stessa esistenza ne fa nascere un terzo, come possiamo accettare regole che vincoleranno le prossime generazioni se noi che abbiamo eletto questi personaggi per rimi non ce ne fidiamo? Einaudi lamentava, tra l’altro, che gli intrighi all’interno del Parlamento non interessassero, se non marginalmente, il popolo. Temo, in questo caso, il Nostro abbia peccato di eccessivo ottimismo. Così come Mortati potrebbe aver sbagliato la direzione della sua critica.

Il problema non è se ci dobbiamo fidare dei nostri governanti. Quello non bisogna farlo mai. No, ci dobbiamo domandare se possiamo fidarci della gente che ci circonda. E che vota Di Battista. Davvero possiamo affidare loro il futuro di nostro figlio? Dei nostri investimenti? Delle nostre proprietà? E di contro, non è certo la Costituzione ad aver influenzato il popolo. Ma questo popolo che influenza la costituzione, siamo proprio certi che sia affidabile? Ha eletto la gente che sta in quell’aula, per capirci. A me non paiono belle credenziali.

Io credo che la soluzione più pragmatica sia fidarci, ma nel dubbio togliergli i poteri. Il Governo influenza le nostre vite nella misura in cui glielo consentiamo. Eliminarne l’influenza da tutto ciò che sia minimamente rilevante per la nostra vita economica sarebbe un ottimo primo passo. Così potremo, per una volta, osservare senza patemi d’animo le epiche lotte tra Grasso e Calderoli.

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