Milano 8 Ottobre – Da ormai settant’anni nessuno si illude più che gli Italiani abbiano tradizione guerresche degne dell’appellativo. L’ultimo ad averci creduto, in effetti, finì male. Questo però non dovrebbe autorizzare a sceneggiate come quella dei giorni scorsi sul contrasto armato all’Isis. Inizia tutto Lunedì con uno scoop del Corriere della Sera, il giornale meno d’inchiesta e più filogovernativo che la storia ricordi. Persino la Pravda sarebbe stata più credibile. In ogni caso il Corrierone ci lancia in scenari alla Rambo, con bombardamenti dai nostri soldati in Iraq (che non riesco a non pensare come un incrocio tra il Deserto dei Tartari e Aspettando Godot) per frenare la minaccia Jihadista. La reazione immediata è stata di stupore. Credibilissimo stupore. Di certo non ci sarà stata la mano di nessuno che voleva sondare le reazioni. In ogni caso, lanciato il sasso c’è stata la gara a chi nascondeva meglio la mano. In primis si è detto che ci si stava lavorando. Poi che avrebbe deciso il Parlamento, poi quando si è scoperto che solo il MoVimento protegge l’Isis dai nostri bombardieri, ci si è rifugiati istantaneamente nel silenzio più tombale. Evidentemente salvare quelle terre non porta abbastanza voti. La cosa ha però scatenato reazioni che non ti aspetteresti. Per esempio la Annunziata, sull’Huff post chiede, addirittura, un intervento di terra. Il che è sociologicamente interessante assai.
La tesi è che con le sole bombe il califfato non verrà mai sconfitto, e sconfiggerlo è nostro dovere. Questa tesa, degna del miglior neoconservatismo, ha giusto un paio di difetti che, per inciso, non l’ha fatta sostenere nemmeno ai neoconservatori. In primis, la crisi dell’Isis coinvolge un paese, la Siria, in piena guerra civile, dove le due parti hanno patroni con l’atomica. Galateo, tradizione e buonsenso sconsigliano di invadere militarmente un paese in queste condizioni. Anche con le migliori intenzioni di neutralità, sparare a dei ribelli e risparmiare gli altri è impossibile. Putin lo sa, infatti bombarda senza riguardo alcuno. Noi non avremmo questa licenza, a meno di non schierarci contro i nostri alleati. Inoltre, a fine guerra, risponderemmo di tutto che farà Assad per cementare nuovamente il suo potere. Va bene la realpolitik, ma mandare i nostri ragazzi a morire per un tiranno io lo eviterei. C’è inoltre un altro piccolo, ma nemmeno tanto, problema in una invasione di terra. A guerra finita che gli raccontiamo ai Kurdi che avremo armato, perchè ci servono armati, loro sono quelli che meglio conoscono quel territorio? Quando rivorranno la loro terra, che scusa gli racconteremo per dir loro di no? E se anche gli dessimo le spoglie di guerra di Siria ed Iraq, sempre che Putin consenta lo smembramento del suo stato vassallo, cosa diremo alla Turchia sotto assedio? Perchè i Kurdi hanno, non dimentichiamolo, un passato terrorista alle spalle. E’ uno dei motivi, tra gli altri, per cui non li sta armando nemmeno Obama.
Inoltre, invasi i territori mediorientali, la propaganda suprematista dell’Isis se ne gioverebbe assai. Potrebbe dire che non esistono più scuse, l’Occidente ha brama di sangue Islamico. Che è invasore. Eccetera. Affrontiamo la realtà, ormai è troppo tardi per salvare i teritori dei Cristiani . Lasciamo che a terra ci pensino i Kurdi all’Isis, armandoli il meno possibile ed aiutandoli dall’alto. Mettere piede là in mezzo, dove dovrebbe anche trovarsi il campo di battaglia di Armagheddon, non è un’idea politicamente e militarmente geniale. La fonte da cui proviene, d’altronde, è una garanzia in merito.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,