Milano 8 Ottobre – Un nuovo verbo potrebbe sintetizzare la cancrena che deturpa ormai Galleria, i salotti della moda e tutto il centro storico: “calcuttizzare”. Il neoverbo gaddiano bolla efficacemente in un pastiche gotico funambolico la situazione che si è creata a Milano, stretta nella tenaglia dell’Emiro Pisapia.
Migliaia di pakistani ambulanti, di desperados, di finti poveri, di questuanti con cani scimmiette giocattolini stampelle ortopediche e bende purulente sciamano indisturbati davanti alle vetrine delle più prestigiose griffe di moda. Un lungo serpente di cartone che parte da piazza XXIV Maggio strangola la Galleria.
L’anaconda del racket delle elemosine e delle finte griffe con le sue spire circonda il negozio Prada, le vetrine di Burberry, gli smoking di Armani, strangola mercatini e negozi e offre ai plotoni turistici che assaltano le vie dello shopping migliaia di foulard e sciarpe made in Bangladesh, tessute nelle sordide stamberghe dove i bambini schiavizzati filano i cloni. Due vigili urbani in perfetta uniforme da parata stazionano silenti nella Galleria scabbiosa e assistono senza intervenire al funerale di sua maestà la legalità: “Siamo qua solo in rappresentanza” affermano senza vergogna. L’arlecchino Prefetto offre solo alla città pennacchi e alabarde. E pernacchie alla legge. “Sono otto anni che sono qui in Galleria, sequestriamo la merce contraffatta, li inseguiamo, loro ritornano. O facciamo un muro come l’Ungheria, o questa è la situazione” si giustificano i ghisa. Una comica. Il dialogo coi vigili urbani di rappresentanza in Galleria continua sui massimi sistemi: sull’invasione, sulla situazione mondiale, su Al Capone e sui muri ungheresi. Intanto il commercio abusivo prospera fin sotto palazzo Marino (Marino il sindaco di Roma? Nel nome, un destino..). Un pasticciaccio, certo. La Coop di Balle della stampa zerbino continua a descrivere una Milano più bella e sicura: una città che è invece calcuttizzata. Vedere lo gnommero (il video) per credere, direbbe la buonanima di Carlo Emilio Gadda.
Video reportage di Claudio Bernieri
Musica di Luciano d’ Addetta