Milano 9 Ottobre – “Vero uomo, vero Dio, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”, con questa formula si chiuse una volta per tutte la disputa sulla natura di Cristo che infiammò la cristianità dell’epoca per oltre due secoli, pressappoco dal Concilio di Nicea del 325 a quello di Calcedonia del 451 Anno Domini.
Si discuteva, al tempo, sulla relazione e sulla prevalenza in Cristo di una delle sue due nature, quella umana e quella divina, finì, come in molti sappiamo, con questa attestazione teologica irreversibile: una persona, due nature in relazione sussistente fra di loro ossia come si ricordava in incipit con un ‘vero uomo, vero Dio’.
In questi giorni, però, sta venendo alla luce la reale mira dei gesti come quello del vescovo polacco a ridosso del Sinodo sulla famiglia, il quale, ha fatto coming out della sua relazione omosessuale consolidata.
Una reale mira che non in molti sono arrivati a capire, o anche solo ad immaginare, presi come sono a guardare il dito invece della luna che indica.
Un vescovo, tanto più inserito come Charamsa nella centralina di controllo della teologia Cattolica, la Congregazione per la difesa della Fede, sa benissimo che la sua esternazione nulla potrà rispetto a quello che deve essere l’orientamento della Chiesa sui rapporti ed i legami di coppia tra omosessuali ed allora cosa gli interessava realmente rimarcare e porre al centro dell’attenzione, se esuliamo dall’aspetto liberatorio che a livello personale possa aver provato togliendosi di dosso una condizione che, con ogni evidenza, non era più nelle sue corde esistenziali?
Lui, da peccatore, ha ritenuto di mettere alla luce del giorno una questione che, come dice nella sua intervista, ‘non può più aspettare altri cinquanta anni’ per essere discussa.
Lui sta dicendo a tutto il mondo ed alla Chiesa che quelli nella sua stessa condizione sono peccatori, non adatti al sacerdozio, non per la loro omosessualità, ma per averla praticata, rompendo il sacro vincolo della castità, alla stessa stregua di come sarebbe nella stessa condizione di peccato il sacerdote eterosessuale che si accoppiasse con una persona dell’altro sesso in barba al suo abito talare.
Ora si che hanno un senso le sibilline parole dell’ex-vescovo circa l’impossibilità di attendere un altro mezzo secolo prima di rivendicare al mondo intero che il sacerdote casto, anche se omosessuale, ha tutte le carte in regola, come l’eterosessuale, di poter aspirare alla più prossima delle sequele di Cristo: il sacerdozio per l’amministrazione dei Sacramenti.
La lobby gay interna al clero sta cercando di aprire un varco nel dogma. I poveri padri conciliari di Nicea non potevano sospettare di certo che sarebbe venuto un tempo nel quale alla formula ‘vero uomo’, sarebbe stato opportuno aggiungere ‘vero uomo eterosessuale’ per tenere viva ed intonsa da deviazione la Dottrina delle due nature di Cristo.
Una volta che l’indifferenza dell’orientamento di genere sessuale trovasse una compatibilità con la formulazione dogmatica sulla natura di Cristo tutto il resto verrebbe con se.
L’omosessuale è un vero uomo o almeno lo è, per costoro, altrettanto di quello eterosessuale.
Charamsa è il paladino di questa tesi che la lobby gay sostiene da sempre, in gran segreto, e verrà ricordato come colui il quale la ha posta all’attenzione del mondo, senza aspettare altri cinquant’anni prima che questa presunta verità venga acclarata e riconosciuta come tale anche dalla Chiesa.
Nemmeno quei materialisti atavici degli Stoici antichi sarebbero stati capaci di trovare un varco teologico di questo genere, anche per loro ogni essere del mondo doveva essere un tutto armonico con la sua natura biologica e con il resto del mondo circostante e se non lo era aveva un problema, un grande problema.
Provvidenza ha voluto, però, che l’Apostolo delle genti Paolo, fu più previdente dei Vescovi dell’epoca di Costantino e specificò con queste parole, affinchè non vi potessero essere dubbi di sorta: “Non v’ingannate: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli oltraggiatori, né i rapinatori erediteranno il regno di Dio.” (1 Corinzi 6:9-10)
Ladri, effeminati, omosessuali e via dicendo, così come non potranno essere salvati, così non possono essere considerati idonei a diventare sacerdoti e bene farebbe la Chiesa di Cristo a serrare le fila ed a rivedere perentoriamente i criteri di formazione e selezione del clero.
Tutti costoro, proci attuali, sono ancora in tempo a lasciare la Chiesa, a smettere di corromperla, a smettere di bivaccarci all’interno con l’intento di snaturarne la dottrina, i principi, la storia … fanno ancora in tempo perchè, anche se loro in fondo non ci credono, lo Sposo (Nostro Signore Gesù Cristo). prima o poi. ritornerà e farà giustizia degli oltraggi resi al suo popolo e alla sua Sposa (la Chiesa).
Lo Sposo della sua Chiesa che fu uomo secondo armonia tra ciò che questo comporta biologicamente ed i conseguenti orientamenti psichici di genere, che fu altresì casto perchè di tale purezza deve essere pieno chi abbia la missione di contenere dentro di se tutti i dolori del mondo e che patì la croce per permettere anche a ladri, prostitute, assassini e sodomiti, se solo fossero disposti al pentimento, di avere una speranza di redenzione, come il ladrone che portò con se in cielo il giorno della sua morte.
Non era per mal disposizione nei confronti della ricchezza terrena che rispose al ricco mercante di vendere tutto e seguirlo se voleva veramente essere il migliore, era per indicare che la sequela più prossima a lui comportava la lontananza assoluta da tutto ciò che sia terreno, materiale, solido e legante a quel che non sia puro amore per Dio.
Il Sacerdote di Cristo è l’anima della migliore umanità che fin dalla Genesi è descritta come un uomo dalla cui costola ha tratto una donna per completarsi, moltiplicarsi e rendere grazia a Dio.
Vi deve essere senz’altro lo spazio per tutte le credenze e tutte le sensibilità, ma si lasci quello del sacerdozio a chi è idoneo secondo le Sacre Scritture, fare il contrario, tentare di aprire varchi dove non può passare neanche un granello di sabbia senza venire scorto e respinto, non solo è sbagliato, ma è addirittura luciferino.
Non è consegnando al male la formazione e la selezione del clero che si risponde alla crisi delle vocazioni.
Cristiano Mario Sabbatini
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