Milano 12 Ottobre – Rischia di diventare l’ennesima tassa sul mattone che spunta dal nulla. La prima made in Renzi , effetto collaterale e rischio calcolato del suo piano fiscale.
Quello che in teoria dovrebbe essere di soli tagli. Un ulteriore aggravio per i proprietari di casa già colpiti da una patrimoniale di fatto, introdotta dai governi Letta e Monti. Una stangata che in tre anni ha fatto aumentare la tassazione sugli immobili del 143,5% e dalla quale il presidente del Consiglio vuole distanziarsi a tutti i costi.
La trappola nella quale potrebbe cadere Renzi è legata proprio alla abolizione della Tasi sulla prima casa, piatto forte della legge di Stabilità. Idea così generosa e in sintonia con i desideri degli italiani, da fare apparire la «finanziaria» del 2016 come una manovra elettorale. Nei giorni scorsi il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha annunciato che l’abolizione varrà anche per chi vive in una casa in affitto. «Appare corretto che l’intervento sia finalizzato all’eliminazione della Tasi sia per i possessori sia per i detentori degli immobili, anche per evitare disparità trattamento tra i contribuenti», aveva spiegato Padoan nel corso di un question time alla Camera.
Piccolo particolare, i proprietari di immobili in affitto pagheranno di più. Gli immobili ceduti in locazione non sono prima casa. Saranno tassati anche dopo la cura Renzi. Il rischio è che con l’abolizione della tassa sui servizi sugli inquilini, sul conto Tasi dei proprietari finisca anche la quota pagata dagli inquilini. Niente di definitivo. Dal ministero dell’Economia e da Palazzo Chigi si assicura che si farà di tutto per evitare dei trasferimenti di imposta. L’ultima cosa che Renzi vuole è che si dica è che qualcuno pagherà il costo della sua riforma.
Ma le intenzioni cozzano con un dato: non sono previsti ritocchi alle aliquote Tasi. Non ci sarà una indicazione ai sindaci affinché le taglino per la quota pagata dall’inquilino. Allo stato, quindi, saranno i proprietari a rispondere e garantire l’invarianza di gettito. Un sacrificio «eventuale e minimo», è la tesi che circola al dicastero dell’Economia. Come dire, probabile che il premier decida di trovare una soluzione e non fare pagare di più i proprietari di case in affitto. E comunque, se le coperture non dovessero bastare e si dovesse decidere di presentare ai proprietari il conto, si tratta di un sacrificio minore rispetto ai benefici dell’intera operazione Tasi.
Una cosa è certa, come ha osservato il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. L’abolizione della Tasi (e ancora di più l’abolizione di ogni partecipazione al pagamento della tassa da parte degli inquilini) è la prova definitiva che in Italia non esiste una tassa sui servizi erogati dalle amministrazioni cittadini. Pagata necessariamente da chi occupa un immobile. L’accoppiata Tasi e Imu è, di fatto, una patrimoniale sulle case. Un’imposta sulla proprietà, camuffata da tassa per finanziare servizi.
Antonio Signorini (Il Giornale)
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