Milano 13 Ottobre – Città studi, il fiore all’occhiello di Milano, oggi non ha più nulla da invidiare ai peggiori quartieri della città. A farne le spese sono soprattutto i nostri bambini, costretti ad avere davanti gli occhi scempio, pattume e incuria come fosse ormai parte del loro quotidiano. Le segnalazioni vengono fatte a pioggia ma il riscontro è quasi nullo. A partire da piazza Ferravilla, già ferita in ogni suo angolo dal deturpamento impostole dal collettivo Lambretta, di cui ancora non riesce a liberarsi del tutto, oggi è trasformata in un “cesso” pubblico. Escrementi e piscio umano sotto gli alberi che vengono donati alla piazza a qualsiasi ora del giorno e della notte accompagnati da bivacchi diurni e notturni. E la sua fontana, usata per la toilette di avventori di dubbia civiltà. Poi chi se ne frega se la piazza ospita una scuola materna e chi se ne frega che la tolettatura di certi individui sia in bella vista alla scuola elementare di viale Romagna. Ormai si sa che essere Rom, Nomadi, Sinti, o qualsiasi nome si voglia dare a questo gruppo di persone, permette loro di fare la qualunque, perché con questi nomi non si definisce più un’etnia, ma uno “status quo” tanto da renderli impuniti sotto quasi tutti gli aspetti di educazione, civiltà e rispetto per il prossimo.
Ma non sentiamoci tanto migliori. Spostandoci a circa 200 metri, in via Reni, è ubicato un asilo suddiviso in due strutture. Una al civico 1, dove Maran ha inaugurato da pochi giorni la nuova rastrelliera di city bike e l’altra al civico 11. Il marciapiede opposto al civico 11 è costituito da villette a schiera che ricordano i vecchi quartieri di Londra, ma in veste moderna. Le auto di una certa cilindrata, parcheggiate nella via, come a ricordare ai passanti che chi abita lì non si accontenta certo di una vecchia utilitaria. E sono talmente benestanti che… beh si, possono permettersi di essere anche incivili.
Il cestino dei rifiuti posto davanti all’ingresso dell’asilo è diventato la discarica ufficiale di qualche abitante che, probabilmente nel suo immaginario, crede che spargere immondizia in questo modo faccia “chic”.
Se poi ci si mette anche l’operatore Amsa a non passasse tutti i giorni per svuotare il cestino dei rifiuti come da programma aziendale …beh, allora!!!