Milano 14 Ottobre – Ci sono pellicole destinate a rimanere nella memoria di tutti, ed è forse proprio il caso dell’ultima opera diretta da Pete Docter che riesce in questo 2015 a stupire e far parlare di sè.
Inside Out non può che godere dell’unanimità di opinioni positive; un film che racconta di noi, piccoli mondi tutti diversi fra loro, piccole personalità che crescono, semplicemente uomini.
Vivere il cambiamento, le prime sfide personali (come può essere un trasloco) tutto dal punto di vista di una bambina di undici anni, Riley, costretta a trasferirsi dal suo tanto caro Minnesota, luogo di infanzia dove è cresciuta, a San Francisco, un nuovo mondo per lei dove verrà a contatto con difficoltà iniziali che la porteranno ad avere un atteggiamento nostalgico che darà libero sfogo alle proprie emozioni.
E sono proprio loro, le Emozioni, le vere protagoniste del nuovo capolavoro firmato Pixar.
Un viaggio nella mente, negli oscuri luoghi del subconscio e della psiche umana quello che ci regala il regista statunitense (creatore di film d’animazione storici come i primi due Toy Story, Monsters & Co., Walle e Up), capace di immergerci nella “centrale di comando” dei sentimenti della ragazza.
Se da una parte c’è la consapevolezza che essendo un film d’animazione sia necessario semplificare il linguaggio per i più piccoli per renderlo più accessibile, d’altro canto vi è l’importanza dei contenuti che non possono essere certo banalizzati e non approfonditi, ed è forse questa l’unica pecca, se così si può chiamare, una certa difficoltà per il pubblico più giovane a carpire il significato profondo dell’opera.
La capacità di dare caratteri antropomorfi alle emozioni (che nel film sono Rabbia, Paura, Disgusto, Gioia e Tristezza) ci permette di capire i complicati meccanismi che regolano il nostro inconscio, il nostro “sentire” e il provare una sensazione emotiva piuttosto che un’altra.
Sono fatte per coesistere o una deve prevalere sulle altre? Come e dove finiscono i nostri ricordi, quali sono i più importanti e quanto possono segnare i nostri comportamenti?
Un’analisi “freudiana” che sicuramente fa riflettere e non può far altro che commuovere per la materia raccontata e per la vicinanza al vissuto quotidiano delle persone.
Ancora una volta la Pixar dà vita ad un prodotto umanamente spiazzante che vede nella sensibilità umana il proprio punto di forza, il proprio cuore.
Chissà se al termine della visione inizieremo a chiederci, prima di parlare o fare qualsiasi cosa, come reagirebbero e cosa potrebbero pensare gli “omini” che vivono nel nostro cervello.
Voto: 9
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