Milano 15 Ottobre – Non è solo che la riforma costituzionale, che ieri ha concluso la parte più difficile del percorso, porta il suo nome. Maria Elena Boschi, la 34enne ministro delle Riforme, è stata, dal patto del Nazareno passando per la sua fine, fino all’operazione di allargamento della maggioranza ai verdiniani, la protagonista della partita delle riforme. Scortata, passo passo, da due consiglieri, i maligni dicono «tutori», di un certo peso: Giorgio Napolitano e Anna Finocchiaro.
Non solo il lavoro sul merito degli articoli, ma anche quello più strettamente politico – le trattative, le mediazioni – è passato da lei. Si può dire che la riforma costituzionale, per la Boschi, è arrivata in Parlamento da uno studio legale, la palestra per imparare a fare politica.
E ha appreso in fretta. Tanto che nel cerchio magico renziano ha acquisito, in questi mesi, un peso che va oltre il fatto di essere considerata, insieme a Luca Lotti, la persona più vicina a Renzi. La prova è che si parla di lei niente meno che come futuro presidente della Camera. Nei mesi scorsi si è fatto il suo nome anche per altri ruoli: vicesegretario del Pd, futuro segretario quando, nel 2017, ci sarà il congresso e persino candidato sindaco di Roma. Ma i piani del premier per lei sono altri: lo scranno più alto di Montecitorio, ovviamente nel caso in cui il Pd vinca le elezioni. Una poltrona, quella, che, nella prossima legislatura, approvata la riforma della Costituzione, acquisterà un peso ancora maggiore, essendo l’ unica Camera che dà la fiducia al governo e che fa le leggi.
«Oggi è la sua giornata», dicevano ieri i renziani. Non è un caso che Matteo Renzi si sia limitato a un tweet. Mentre al Tg1 della sera è andata lei.
«Ormai ha superato Matteo…», arriva a dire qualcuno. Forse no, ma certo ha fatto della strada dal suo primo intervento alla Leopolda. Cruciale in questi mesi è stato il rapporto con Napolitano, soprattutto fino a quando era al Quirinale. Non si contano le volte che è salita sul Colle più alto non solo per informare il presidente, ma per avere consigli che poi ha sempre tenuto in considerazione.
Così come è stato importante il rapporto con la Finocchiaro, decisiva nelle trattative con la minoranza Pd. Nei prossimi mesi, poi, Boschi potrebbe doversi occupare di un altro dossier complicato: le modifiche all’ Italicum. Argomento ora tabù, ma non per molto. Non è un caso che ieri Napolitano, a un certo punto del suo intervento, ha invitato il governo a «dare attenzione alle preoccupazioni espresse in queste settimane in materia di legislazione elettorale e di equilibri costituzionali». In pratica, ha fatto un appello a metter mano all’ Italicum e alle imperferzioni della riforma. E Napolitano, fin qui, è sempre stato ascoltato.
Fonte Dagospia Elisa Calessi (Liberoquotidiano)
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