Una curiosità: un parlamentare su tre cambia partito

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Milano 17 Ottobre – Quando si vota, si esprime un’idea di politica che è convinzione personale e spesso tradizione di famiglia. Ovviamente si spera che l’eletto di turno porti avanti quell’idea, con coerenza e con coraggio. Purtroppo le cose vanno diversamente e il disamore per la politica nasce dalla superficialità e dall’opportunismo di molti che rispondono solo alla propria convenienza. Rapisarda ne dà conto su Il Tempo con disarmante precisione “Se è vero quello che minaccia Carlo Giovanardi («Io sicuramente sto con Quagliariello. Quanto agli altri non faccio previsioni, ma penso che saremo un numero sufficiente per costituire un nuovo gruppo a Palazzo Madama, quindi più di dieci»), con la probabile scissione sancita dalle dimissioni da Ncd di Gaetano Quagliariello il numero potrebbe ancora lievitare. Per il momento la quota di «cambi di insegna» di questa legislatura si ferma a 298 tra Camera e Senato. Ciò significa che un quarto degli eletti nelle due Aule ha cambiato almeno una volta gruppo nel corso di questa XVII legislatura. I dati sono raccolti con certosina puntualità da Openpolis.it.

GLI SPECIALISTI? I «RESPONSABILI»

In attesa di capire che cosa faranno Quagliariello e i suoi, ufficialmente l’ultimo transfuga della lista è Giuseppe Ruvolo: «Eletto con Forza Italia al Senato – si legge su Openpolis -, era passato in Gal, prima di approdare «definitivamente» nel gruppo di Verdini (Al-A)». «Specialisti» della materia, insomma, si confermano i cosiddetti peones che da qualche anno a questa parte hanno trovato nei «responsabili» una denominazione alta. Se Domenico Scilipoti ha guidato la pattuglia che mise in salvo l’allora governo Berlusconi, stavolta è un politico di primo piano come Denis Verdini a guidare le truppe che sostengono l’esecutivo in difficoltà con i numeri al Senato. Con l’ex coordinatore del Pdl sono andati in diversi tra Camera e Senato. Tra questi habitué è Ruvolo, appunto, definito «un uomo abituato al cambiamento: nella scorsa Legislatura, eletto con l’Unione di Centro alla Camera, era passato al Misto, prima di finire nei cosiddetti responsabili e salvare il Governo di Berlusconi».

STAGIONE RECORD

Nello specifico sono stati 112 senatori e 115 deputati a cambiare gruppo di appartenenza. Tra questi sono in tanti ad avere effettuato chi due, chi tre salti e chi, come Luigi Compagna, ne ha compiuti quattro. Il dato indicativo, poi, è che rispetto alla precedente legislatura vi è stato un significativo incremento di sommovimenti all’interno delle Aule. Per capire l’entità ci viene in aiuto il grafico pubblicato sul sito: se la media della XVI legislatura era di quattro cambi di gruppo mensili, l’attuale stagione del governo Renzi conta ben dieci movimenti di casacca al mese. Il record del “cambio” è il ramo che scotta: palazzo Madama, con il 35% dei senatori che non siede più tra i banchi del partito con cui erano stati eletti.

I PARTITI CHE PAGANO LO SCOTTO

Questa impennata di passaggi si spiega, in parte, con la stagione delle scissioni: Ncd, Conservatori e Riformisti e Ala nati da una costola di Forza Italia, «Fare!» sorto dallo scontro Tosi-Salvini a cui occorre aggiungere le miniscissioni avvenute dal M5S e dal Pd. A patire queste scelte è stata più di tutti Forza Italia che tra Camera e Senato ha perso qualcosa come 86 dei suoi eletti. Di vera e propria implosione, infine, si può parlare per il partito dell’ex premier Mario Monti, quello che avrebbe dovuto rappresentare il terzismo di governo. Da Scelta Civica sono andati via, tra senatori e deputati, in quaranta, tanto che ironicamente il partito è stato ribattezzato «Sciolta civica». Un dato, infine, rappresenta la costante del «fenomeno transumanza» da legislatura a legislatura: i cambi di casacca – in maggioranza – guardano spesso da una parte, guarda caso dove siede il partito dell’inquilino di palazzo Chigi. Milano Post

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