Milano 22 Ottobre – Inutile girarci intorno: la sensibilità c’è o non c’è. A Milano non c’è. E quando vorrebbe esserci non è rivolta ai milanesi o a che ha serie difficoltà, ma ad un immaginario ideologico che si nutre di opportunismo e di qualunquismo. Im parole molto esplicite: Pisapia ha il cuore tenero per le minoranze etiche, per i gay discriminati (ma quando?), per gli extracomunitari da integrare, per i giovani che necessitano di spazi e di sfoghi festaioli, ma quando si tratta ad esempio di rimuovere barriere architettoniche per agevolare gli handicappati, ha il cuore altrove
L’ultimo episodio in ordine di tempo è lo scivolo chiesto a gran voce dall’Upim in Corso Buenos Aires e negato dal Comune. Racconta il giovane direttore dell’emporio a Il Giornale «Abbiamo lottato con il Comune per mesi, ma per ora non ci è ancora stato consentito di mettere la pedana per salire senza fare scalini. E non sono pochi i clienti che si lamentano, anche perché è doveroso notare come la maggioranza dei negozi di corso Buenos Aires sia a terra, ovvero non abbia alcun gradino per entrare. La questione non è finita. Noi andiamo avanti con la nostra protesta con l’amministrazione, perché il fatto d’avere una barriera architettonica nuoce al negozio. Non è né una bella immagine, né una struttura pratica che invita tutti ad entrare, come vorremmo… Uno scivolo è lungo 3 metri e 20 centimetri, una misura eccessiva secondo il Comune di Milano su un corso molto frequentato come Buenos Aires»
Una misura eccessiva per chi non vuole trovare una soluzione, per chi più che altro ha barriere mentali e umane, per chi non vuol “sentire” la necessità e l’urgenza di risolvere.
D’altronde a Milano le barriere architettoniche sono di casa. Chiedete ai disabili la loro odissea quotidiana per vivere a Milano.