Milano 23 Ottobre – A volte, davvero, non so in che Paese vivo. O meglio, lo so fin troppo bene: quello degli azzeccagarbugli, degli ipocriti, del dolce stil novo da salotto che si mangia la vita vera, quella allo stadio elementare, e le sue esigenze. Quelle da cui puoi prescindere se sei un inviato di punta del secondo quotidiano del Paese, magari di proprietà di De Benedetti, il capitalista giusto nella commedia del falso capitalismo all’italiana, e giri l’Italia presentando i tuoi libri, ovviamente sempre dalla parte giusta, come Piero Colaprico. Oppure, se sei un giurista di grido, celebrato professore universitario, già vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, già vicesindaco di Torino, nume tutelare del diritto nostrano e forbito commentatore de La Stampa, come Carlo Federico Grosso.
Fai già molta più fatica, a staccarti dalle imperfette cose terrene, se sei un pensionato sessantacinquenne di Vaprio d’Adda, Vàva in dialetto locale, a metà strada tra Milano e Bergamo, e hai già subito parecchi furti negli ultimi mesi. In quel caso, se ti trovassi in piena notte un’ombra sconosciuta nella tua camera da letto, e se possedessi legalmente un’arma, potresti persino decidere di sparare, di privilegiare la carne di tua moglie, di tuo figlio e del tuo nipotino alle fumisterie del diritto e al vangelo laico del dialogo perenne, anche di fronte all’intruso in casa tua che minaccia la tua famiglia. E Francesco Sicignano ha sparato, Francesco Sicignano non ha la fortuna di chiamarsi Piero Colaprico o Carlo Federico Grosso, Francesco Sicignano ha difeso la sua casa e la sua famiglia. Nei Paesi di diritto anglosassone, sarebbe stato rilasciato immediatamente in nome del sacro principio della legittima difesa. La quale, quando si erge a protezione della “proprietà” in senso lato, quindi della propria vita, della propria libertà e dei propri beni (è John Locke, venerati maestri che oggi vi accanite su un pensionato di Vaprio d’Adda, non è Matteo Salvini) non conosce “eccessi”. Invece, da queste parti andiamo persino oltre il concetto (già bacato in sé, se applicato contro quello di proprietà) di “eccesso” di legittima difesa, e a Francesco Sicignano contestiamo direttamentel’omicidio volontario, roba che può procurarli vent’anni di prigione o addirittura l’ergastolo, nel Paese in cui gli stupratori ben che vada si fanno qualche mese, e ai rei di etnia rom si applicano pene addolcite in nome del “contesto culturale” sfavorevole.
D’altronde, ci ha raccontato Piero Colaprico su Repubblica, «sono molti anni che la sicurezza, nel ricco Nord un po’ di più che nel meno ricco Sud, viene raccontata come un’esigenza di libertà». Pensa. Cretini noi, che credevamo che coricarsi in casa propria senza essere aggrediti da estranei nella notte, disporre dei propri beni e della incolumità fisica propria e dei propri cari, fossero altrettanti diritti di libertà. Cretina, ancor di più, tutta quella genia di pensatori politici, dal succitato Locke in giù, che pensava che fosse proprio questo, l’unico buon motivo per dare vita a qualcosa come lo Stato, la tutela di quelle libertà inalienabili che nello stato di Natura non sono garantite. Sarà stata tutta gente di Vaprio d’Adda, o comunque del “ricco Nord” (davvero insopportabile, questo moralismo giacobino contro la ricchezza media che i Colaprico ci propinano ogni giorno dalle pagine di un giornale posseduto da un ultramiliardario).
Senza contare, è intervenuto Carlo Federico Grosso su La Stampa, l’articolo 52 comma 1 del Codice Penale, che è la prima cosa a cui ciascuno di noi pensa quando viene aggredito di notte in casa propria. «Sulla base di tale norma» illustra il giurista «chi è minacciato soltanto (sig) nella integrità dei suoi beni, in linea di principio non è legittimato ad uccidere per salvare il patrimonio, ma può utilizzare strumenti di difesa meno incisivi, purché siano proporzionati al valore dei beni».
Ricapitolando. Mi trovo di notte un intruso in camera. Gli chiedo di pazientare gentilmente un secondo, faccio un attento inventario dei beni che si trovano all’interno della stanza, ma anche di quelli fuori, il comma è preciso, calcolo se la proporzionalità si ferma a un calcio, o arriva fino a una coltellata di striscio, e reagisco. Questa, è l’Italia dei Colaprico e dei Grosso. Forza Vaprio d’Adda.
Giovanni Sallusti (L’Intraprendente)
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