Milano 27 Ottobre – Ci siamo lasciati ieri mentre una dolce vecchietta, convintissima che Milano fosse l’Eden, pedalava nella foschia. Chissà dove stava andando. Probabilmente dal suo pusher di fiducia, che deve venderle la stessa cosa che spaccia alla redazione dell’Espresso. Lei sorrideva. I giornalisti de L’Espresso osservano inebetiti le facciate dei palazzi ripuliti. E vedono meraviglie. Probabilmente A Milano ci sono arrivati con il tappeto volante. Qui l’inizio del trip: http://espresso.repubblica.it/attualita/2015/10/23/news/tutti-a-milano-la-citta-dove-ogni-cosa-accade-1.235818
A Milano, dove tutto accade. Wow. Tutto, niente meno. Intanto “A Milano”, consentitemelo, sta ceppa. A Milano per i quattro fighetti, è il centro. Noi che viviamo in periferia siamo degli errori. Non siamo Milanesi. No, “A Milano” è il centro. Dove, è avvenuto il Miracolo. Nella Darsena, novello Mosè, Pisapia ha fatto scorrere l’acqua. Pare che la Madonna di Civitavecchia piangesse perchè voleva vedere Pisapia aprire le acque. E poi, ragazzi, in centro ci sono stati i restauri. E il Sindaco ha reso verde la città. Quando non era troppo impegnato a deforestare le zone. Ah, scusate, dimenticavo. Le periferie non sono “A Milano”. “A Milano” si trasferiscono i potentati Romani. Dopo Mafia Capitale è una continua emigrazione, di gente che non vede più una città grigia. La vede rosa. La vie en rose. Perchè Pisapia, l’operatore di Miracoli, ha restaurato la Città (non si specifica quale). Ha rinverdito i parchi (no, quello lo ha fatto Albertini. Lo riconosce pure l’allucinato articolista). Ma soprattutto A Milano si fermano i Cinesi. Che non vanno mica a Parigi eh! Forse perchè comprarsi le aziende Francesi non è così facile? Forse perchè qui della legge non sappiamo cosa farcene? Forse perchè A Milano abbiamo costruito la qualunque ed ora la svendiamo? Mannò, che scherzate? Vengono perché abbiamo Pisapia.
Pisapia, quest’uomo. Più che uomo. Invidiatoci da tutta Italia e noi, Milanesi, che siamo brutta gente che non facciamo nulla per tenercelo. Nemmeno uno sciopero della fame. Non un tentato suicidio. Mai un episodio di isteria collettiva. Mentre lui per noi ha fatto tanto. Per esempio, le piste ciclabili. A Milano gli assessori vanno in bici. Pure a Roma, in verità il sindaco andava in bici. E sappiamo tutti com’è finita. Vero, però, che noi abbiamo un assessore alla mobilità senza patente. Vero, però, che noi abbiamo una giunta che in periferia si vede di rado e sempre in processione, come Madonne barocche e tarocche, che servono a magnificare l’arte del Sindaco. Il Grande Sindaco. Prima di Pisapia Milano era grigia. Oggi è arcobaleno. E’ al verde. I conti sono in rosso. Ci ha fatti neri con le tasse. Ma il cielo è sempre più blu e solo quello conta. Ha chiuso il centro, trasformandolo nella città Proibita. Area C. Piazza Castello. Rincari dei mezzi. Si è rinchiuso in Centro e qui ha costruito la sua utopia. Mentre le periferie hanno ricevuto moschee, meno sicurezza. Meno controlli. Un verde pubblico diviso equamente tra gang Sudamericane, delinquenza nostrana e degrado diffuso. I fratelli Rom non stanno A Milano. Dividono con noi le periferie. Solo che a loro ogni tanto regalano case. Ma mai A Milano. Non vogliono certo estirparli al loro habitat.
Ecco, Milano è un gigantesco esperimento. Che doveva rispondere ad una grande domanda della vita: “Quanto male può ridursi la più bella città d’Italia se lasciata in mano ad una manica di invasati ideologici che se ne fregano delle persone, ma sono attaccatissimi ad idee morte?”. Ovviamente la risposta è piaciuta moltissimo a quelli de L’Espresso. Ma loro non vivono né A Milano, né in periferia. Finito Expo si dimenticheranno di questo miracolo. E torneranno sotto il Cupolone. Lasciando Pisapia nella città proibita e noi, con rispetto parlando, nella melma che la periferia, una volta viva e vitale, è diventata. Mentre loro giocavano a fare gli sperimentatori. Sempre, comunque e rigorosamente col deretano degli altri.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,