Milano 27 Ottobre – Sergio Mattarella ha firmato la legge di Stabilità. Il passaggio al Quirinale è stato meno difficile del previsto.
Ma i problemi per la «finanziaria» 2016 potrebbero iniziare adesso. La legge approda infatti al Senato, dove la maggioranza di Matteo Renzi è meno forte e ci sono ancora le tensioni per le riforme e per la legge sulle famiglie di fatto. I capitoli più a rischio sono le regioni, la soglia dei contati, le tasse sugli immobili e, un po’ a sorpresa, di nuovo le pensioni. La sinistra Pd non ha rinunciato alla flessibilità. Potrebbero spuntare emendamenti che ammorbidiscono la riforma Fornero.
I sindacati fanno pressione per introdurre perlomeno misure come la staffetta generazionale. Ci sono proposte, come «quota 100» che potrebbero fare convergere i voti della sinistra e quelli della Lega Nord.
Poi ci sono i temi più ideologici. E qui si misurerà la capacità della sinistra Pd, se non di condizionare Renzi, di complicargli la vita in Parlamento. Possibile che spuntino emendamenti che mirano a fare tornare la soglia del contate a mille euro rispetto ai 3.000 previsti dalla legge. E anche qui qualche alleanza trasversale potrebbe spuntare.
Ieri l’ex premier e senatore a vita Mario Monti ha attaccato apertamente la legge di Stabilità, che considera una
finanziaria elettorale, sbagliata perché è fatta in deficit e anche per le esenzioni sulle imposte che gravano sulla casa. Paradossalmente i rigoristi, alla Monti appunto, la pensano come la sinistra Pd sull’abolizione della Tasi sulla prima casa. Anche su questo capitolo sono attesi emendamenti, ad esempio per legare l’esenzione dalla tassa al reddito del proprietario e liberare altre risorse da destinare a misure per il sociale.
Dove il governo rischia veramente è però sul braccio di ferro che riguarda i tagli alla spesa delle regioni. Sulle autonomie locali ci sono da sempre maggioranze trasversali e la frattura con il governo è difficilmente sanabile. I presidenti vogliono una marcia indietro sul taglio al fondo sanitario nazionale così come era stato previsto per il 2016. Ieri a farsi carico delle ragioni dei governatori ieri è stato il senatore Pd Federico Fornaro: «Il finanziamento del Servizio sanitario nazionale a legislazione vigente sarebbe pari a 113.097 milioni di euro e viene invece rideterminato a 111.000 milioni di euro, con una riduzione di 2.097 milioni di euro. Il governo ascolti dunque il grido d’allarme che arriva dalle Regioni che per di più – circostanza non può essere negata e tantomeno dimenticata – sono in larga maggioranza amministrate dal Pd e dal centrosinistra».
A questo appello potrebbero tranquillamente rispondere molti esponenti del centrodestra. Ieri il presidente del Veneto Luca Zaia è tornato a criticare l’esecutivo dicendo che sulla sanità «fa il gioco delle tre carte».
Durissimo Roberto Maroni. «Altro che calo delle tasse – attacca il presidente della Lombardia – la legge finanziaria del governo aumenta la pressione fiscale di 12 miliardi nel 2016. Calcolare per credere: nella manovra per il 2016 c’è scritto che le entrate saranno di 477 miliardi. Se togliamo lo “sconto” promesso da Renzi (15 miliardi) arriviamo a 462 miliardi». Quindi 450 miliardi di entrate del 2015 «contro i 462 del 2016 fa 12 miliardi, 12 miliardi in più, 12 miliardi di tasse che il governo preleverà dalle tasche dei contribuenti l’anno prossimo. Governo imbroglione». Il presidente della Liguria Giovanni Toti parla di una «partita di raggiro: si fa finta di abbassare le tasse e si fa pagare il conto a tutti gli altri». Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia, se la prende con i tagli lineari che hanno sostituito la spending review .
Quanto queste tensioni si scaricheranno sul Parlamento si capirà da oggi. La legge approderà alla commissione Bilancio di Palazzo Madama. Oggi pomeriggio l’inizio dell’esame parlamentare.
Antonio Signorini (Il Giornale)
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