Berlusconi sempre più vicino alla Fondazione Luigi Einaudi

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Milano 28 Ottobre – È la settimana in cui Silvio Berlusconi inizia a dare forma ai suoi nuovi progetti politici. Domani pomeriggio il Cavaliere avrà la risposta dall’assemblea dei «conferenti» della Fondazione Luigi Einaudi, cioè da coloro che negli anni passati hanno finanziato l’ente intestato al primo presidente della Repubblica e adesso sono chiamati a dire sì o no alla proposta di “acquisizione” avanzata dal fondatore di Forza Italia. Trattativa delicata, che urta la suscettibilità della famiglia Einaudi, contraria all’operazione, e del presidente onorario Valerio Zanone, contrarissimo. Ciò nonostante è probabile che la risposta dei conferenti sia positiva.

La proposta di Berlusconi, infatti, almeno dal punto di vista formale rispetta le richieste avanzate dalla fondazione. L’aspetto economico, manco a dirlo, è soddisfacente: c’è già un assegno da duecentomila euro pronto per essere versato nelle casse dell’ente onde bloccarne lo scioglimento, che era stato avviato nell’ottobre dello scorso anno. E a questa iniezione di liquidi potrebbero seguirne altre. La vexata quaestio, semmai, è un’altra: la fondazione deve la propria credibilità non solo al nome che porta, ma anche all’indipendenza che ha sempre avuto; come farà a restare indipendente, e dunque credibile, con l’arrivo del Cavaliere? Tanto più che la proposta di Berlusconi prevede la nomina di un nuovo consiglio d’amministrazione, composto da persone a lui gradite.

Il presidente di Forza Italia ha risposto in modo corretto a queste osservazioni, mettendo nero su bianco che gli scopi della fondazione resteranno quelli attuali: elaborare proposte liberali e liberiste su fisco, presenza dello Stato nell’economia, Europa, giustizia e così via, e selezionare e formare una classe dirigente che le sappia tradurre in pratica. Si tratta insomma di un rilancio degli obiettivi statutari della fondazione, e non di un loro stravolgimento. Dire no all’offerta a questo punto è difficile, sebbene ancora possibile.

La Fondazione Einaudi, alla quale si devono le Scuole di Liberalismo organizzate prima a Roma e poi in tutta Italia, è nota soprattutto agli addetti ai lavori, ma rappresenta comunque un tassello importante nella strategia del Cavaliere. Berlusconi intende aprirla alla società civile e agli intellettuali d’area e farne un grande centro studi capace di elaborare, se non il nuovo programma di Forza Italia, almeno le idee sui cui esso sarà costruito.

Il secondo tassello di quella che si potrebbe chiamare «Operazione società civile azzurra» è l’Altra Italia, che al momento è una fondazione slegata dai partiti, il cui ruolo però non è stato ancora deciso e dipenderà dalla legge con cui si andrà a votare. Se l’Italicum resterà così com’è, se cioè il premio di maggioranza resterà riservato a una sola lista e non a una coalizione di partiti, nelle intenzioni del Cavaliere l’Altra Italia sarà il contenitore in cui accogliere i candidati di tutte le sigle dell’alleanza di centrodestra (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia), assieme ai nuovi volti provenienti dalle professioni e dal mondo accademico che Berlusconi sta cercando. Se invece Renzi accetterà di modificare l’Italicum, aprendo il premio di maggioranza a una coalizione di liste, Berlusconi farà dell’Altra Italia una grande lista civica, composta da gente che non ha mai fatto politica, di cui la Fondazione Einaudi sarebbe il centro culturale. Questa lista di volti nuovi avrebbe il compito di recuperare gli elettori che non intendono più votare per i partiti tradizionali. Sommando così i voti dell’Altra Italia, di Forza Italia, della Lega e di Fratelli d’Italia, Berlusconi è convinto di riuscire a superare il Movimento Cinque Stelle e andare al ballottaggio contro il Pd di Matteo Renzi.

Dunque, se l’Altra Italia sino a qualche tempo fa sembrava destinata a cancellare Forza Italia, adesso Berlusconi si è convinto a fare coesistere le sue due “creature”. Sapendo che la più giovane toglierà voti a quella vecchia, ma confidando che il gioco alla fine sia comunque a somma positiva.

Ha anche iniziato una campagna motivazionale nei confronti dei coordinatori regionali di Forza Italia, utile pure per capire cosa passi per la testa di costoro: intendono restare con lui o ascoltare le sirene di Denis Verdini e di Angelino Alfano (cioè di Renzi)? «Dovete fare una scelta di campo come la feci io nel ’94, altrimenti facciamo un regalo a Grillo», ha detto a tutti loro nei giorni scorsi. Le prime risposte sono state incoraggianti. Li incontrerà di nuovo a pranzo giovedì, a palazzo Grazioli, per parlare di alleanze e candidati in vista delle prossime amministrative.

Quanto al nome del candidato premier su cui puntare, operazione dolorosa ma necessaria se lui sarà ancora fuori dai giochi, Berlusconi non ha fretta. «L’importante», spiega ai suoi, è tornare competitivi nei sondaggi; a quel punto saranno gli aspiranti candidati a venire da noi». Molto dipenderà dai rapporti di forza tra gli azzurri e la Lega di Matteo Salvini. Realista com’è, Berlusconi non esclude nemmeno che alla fine il candidato premier possa indossare la camicia verde: il nome di Luca Zaia appare sempre più di frequente nelle conversazioni tra il Cavaliere e i pochi di cui ancora si fida…

 Fausto Carioti (Liberoquotidiano)

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