Milano 1 Novembre – Monza Erano chiusi nel box al piano interrato. Una porta basculante verde. Garage numero 69. Dentro qualche bottiglia d’acqua minerale, moltissime cianfrusaglie e un paio di vecchie coperte per trasformare il pavimento di cemento in un giaciglio contro i primi freddi. I carabinieri hanno trovato tutti lì dentro, in quei quindici metri quadrati d’inferno dove vivevano, sembra, almeno da due settimane. La madre, 33 anni, e i tre figli piccoli: nove, sette e tre anni. Un tugurio diventato una casa nascosta per una famiglia clandestina. Perché quella madre con i tre figli piccoli doveva restare un segreto e se non fosse stato per l’intervento dei militari chissà quando qualcuno si sarebbe accorto che da quel box, così simile a tutti gli altri, provenivano voci, che lì si nascondevano i giochi di tre bambini.
Ma più che la scoperta, a lasciare sconvolti gli investigatori, catapultati ieri pomeriggio in questa storia di miseria ed emarginazione, è la ragione di quella vita clandestina. Il marito della donna, egiziano di 50 anni, aveva tenuto nascosta a tutti l’esistenza di quella donna e dei figli. Perché in realtà quella era la sua seconda famiglia e con un’altra moglie aveva già avuto tre figli, quasi coetanei dei piccoli del box. Due relazioni sulle quali i carabinieri della compagnia di Monza, guidati dal capitano Enrico Vecchio. stanno ora cercando di fare piena luce.
Il sospetto è quello di trovarsi di fronte ad un caso di «poligamia». Ma per chiarire tutti gli aspetti giudiziari e burocratici ci vorranno diversi giorni. Intanto, il 50enne è stato trattenuto in caserma fino a tarda ora nell’attesa che il magistrato decidesse quali provvedimenti adottare nei suoi confronti. Perché la storia della famiglia clandestina si intreccia con un’altra vicenda, la stessa che ha portato i carabinieri ad intervenire ieri pomeriggio intorno alle 14.30 nel quartiere delle case popolari di via Giotto.
A chiamare il 112 era stata infatti la «prima» moglie del 50enne, una connazionale di 47 anni, che vive nello stabile con i tre figli. Il 50enne aveva un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare per maltrattamenti. Un ordine emesso circa un anno fa quando la donna e i figli avevano denunciato le violenze dell’uomo. Così ieri pomeriggio quando il marito s’è presentato in via Giotto, la donna ha chiamato i carabinieri. L’uomo s’è allontanato prima dell’arrivo dei militari ma, in pochi minuti, una pattuglia è riuscita a rintracciarlo poco lontano. Il 50enne era agitato, confuso. Ha raccontato di problemi economici e di uno stato di indigenza. Lui gestiva una piccola impresa di pulizie, la stessa che si occupa delle case popolari di Monza. I carabinieri hanno scoperto che negli ultimi giorni aveva occupato un box all’interno del complesso di via Leon Battista Alberti, a ridosso dei palazzi popolari di via Giotto. Un box che, in realtà, risulta di proprietà della prima moglie. Lì dentro, una volta aperta la porta basculante, i carabinieri hanno trovato la seconda famiglia. I piccoli e la donna sono stati soccorsi dal 118 di Monza e portati in ospedale al San Gerardo per alcuni controlli. Le loro condizioni non sono ottimali, ma i piccoli stanno bene. Non è chiaro da quanto tempo la famiglia vivesse in quel garage. Secondo i carabinieri il locale era occupato da almeno un paio di settimane. Dentro soltanto la luce di una lampada, nient’altro. La prima moglie ha detto di non aver mai saputo di quella donna e della seconda vita del marito. Ma su questo gli inquirenti non si sbilanciano. Di certo i rapporti con il 50enne sono ancora tesissimi. Mentre veniva portato in caserma dai carabinieri, l’uomo s’è rivolto alla donna mimando con una mano il taglio della gola.
Daniele Bennati e Cesare Giuzzi ( Corriere)
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