Milano 3 Novembre – Sta facendo molto discutere la norma, inserita nella Legge di Stabilità 2016, che prevede l’aumento a 3mila euro della soglia per l’uso dei contanti. In particolar modo per le implicazioni sul rischio evasione fiscale. Diciamo subito che un’analisi della CGIA di Mestre smentisce tale correlazione.
Infatti, a prescindere dalle polemiche del caso, analizzando i dati dal 2000 e il 2012, prima di prevedere cioè un tetto a mille euro, l’evasione registrò un andamento altalenante fino al 2006 per poi scivolare progressivamente fino al 2010. Nel 2011, mentre la soglia del contante scendeva da 5mila a 2500 euro, l’evasione è risalita, tornando a scendere nel 2012 al 14%. Cosa significa? Semplicemente che in Italia si usa molto contante. E che le soglie messe dal Governo non condizionano minimante il fenomeno dell’evasione.
Il diffusissimo uso del contante è correlato al fatto che nel nostro Paese ci sono quasi 15 milioni di unbanked ovvero di persone che non hanno un conto corrente presso una banca. Un record non riscontrabile in nessun altro paese d’Europa. Non avendo nessun rapporto con gli istituti di credito, milioni di Italiani non utilizzano alcuna forma di pagamento tracciabile, come la carta di credito, il bancomat o il libretto degli assegni. Una “specificità” tutta italiana, questa, con ragioni storiche e culturali, ma che ha anche vantaggi economici, visto che i costi per la tenuta di un conto corrente sono in Italia i più elevati d’Europa.
A questo proposito è intenzione da parte dell’ABI (banche italiane) di ridurre i costi della moneta elettronica, anche in linea con le direttive europee. Il Governo, che difende la misura inserita in manovra 2016 nell’ottica del rilancio dei consumi, annuncia la volontà di incentivare anche l’utilizzo della moneta elettronica.
Staremo a vedere.
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.