Milano 5 Novembre – Corte dei conti, Banca d’Italia, Ufficio parlamentare di bilancio e poi, soprattutto, Banca centrale europea.
Non inizia bene l’iter parlamentare della legge di Stabilità, messa in discussione da osservatori al di sopra ogni sospetto. Il colpo più pericoloso è arrivato da Francoforte. La Bce non ha preso di mira direttamente l’Italia, ma ha lanciato un messaggio che non può che riguardarci da vicino. In un focus del Bollettino economico, l’istituto guidato da Mario Draghi ha messo in guardia da deroghe al Patto di Stabilità in cambio di riforme. Come quello 0,3% di deficit, pari a 4-5 miliardi di spesa, che il governo conta di strappare alla Commissione europea (il giudizio è atteso tra un paio di settimane) e che è fondamentale per l’equilibrio della legge. Per la Bce «solo una serie limitata di riforme strutturali può avere un impatto a breve termine sul bilancio pubblico», quindi vanno evitati «abusi». Che è poi la tesi della Germania e di chi a Bruxelles non vorrebbe fare sconti all’Italia.
Non è andata meglio sul fronte interno. La legge di Stabilità è stata messa in discussione pesantemente nelle audizioni parlamentari di Corte dei Conti, Banca d’Italia e Ufficio parlamentare di Bilancio. Diverse argomentazioni, stessa tesi di fondo: una manovra espansiva, che però si basa su coperture dall’efficacia limitata.
La situazione è favorevole. Bankitalia annuncia un possibile risparmio sugli interessi del debito pubblico da 6,7 miliardi, ma ci sono ancora rischi legati all’instabilità dei paesi emergenti. Via Nazionale è scettica sugli effetti di misure come il taglio della Tasi. Saranno «circoscritti», limitatati alle famiglie con scarsa liquidità. I trasferimenti per compensare i comuni, del mancato gettito, secondo il vicedirettore generale Luigi Federico Signorini, possono diventare un incentivo a spendere per i sindaci. Attenzione anche al contante. Un tetto va mantenuto.
Quello che non piace della legge è soprattutto l’incertezza legata ai «ripetuti cambi di direzione» sulle clausole di salvaguardia. La «disattivazione» degli aumenti di Iva e accise deve essere accompagnata da tagli per «non indebolire la credibilità» della riduzione della spesa.
La Corte dei conti ha dato ragione ai tecnici del Senato che vedono rischi per le autonomie locali legati al taglio della Tasi sulle prime case. Per i magistrati contabili, senza la tassa si limita la capacità fiscale dei comuni, favorendo chi ha già alzato al massimo le aliquote. Altro effetto indesiderato: «La maggioranza dei servizi indivisibili forniti dai Comuni graverà di regola sui non residenti». In generale, per il presidente della Corte Raffaele Squitieri, il problema è che la manovra «in deficit lascia nodi irrisolti».
Quali sono lo ha spiegato l’Ufficio parlamentare di bilancio. Durante l’audizione alle commissioni Bilancio di Senato e Camera, il presidente Giuseppe Pisauro ha sottolineato come gli impegni per il 2016 «sono in buona parte finanziati da risorse temporanee». Nel 2017 il finanza pubblica dovrebbe essere garantita solo dalla ripresa. Troppe incertezze, quindi.
Ma ci sono anche effetti indesiderati della manovra che sono praticamente certi. Il Servizio Politiche Territoriali della Uil ha stimato il rischio di aumento delle addizionali regionali Irpef nelle regioni in rosso sanitario. In Piemonte, Liguria, Lazio, Abruzzo, Campania, Molise, Calabria, Puglia e Sicilia l’aumento medio, ha spiegato il segretario confederale Guglielmo Loy, rischia di essere di 221 euro pro capite.
Antonio Signorini (Il Giornale)
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