Manie di grandezza: dopo l’aereo, Renzi si fa l’aeroporto

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Milano 8 Novembre – Dopo essersi fatto comprare un aereo presidenziale tutto nuovo, che i nostri piloti ancora non sanno neppure pilotare, ora il premier Matteo Renzi vuole farsi fare anche l’aeroporto personale. Uno scalo fatto apposta per lui che gli servirebbe per far bella figura con i grandi della Terra invitati a Firenze per il G7 del 2017. Salvo che l’annuncio fatto dal premier mesi fa venga mantenuto visto i venti di questi giorni che porterebbero il summit verso la Maddalena. Comunque, il succo della questione non cambia.

Intanto attorno al Leonardo da Vinci di Firenze, il cui presidente di Toscana Aeroporto, è bene ricordarlo, è l’amico lobbysta e finanziatore delle campagne elettorali, case e fondazioni di Renzi, Marco Carrai, si è scatenato un caos infernale.

Il caso  “Nuovo Aeroporto di Firenze” è l’evidente dimostrazione di come sinergie apparentemente disunite e lontane, sotto sotto si uniscono per la stessa finalità, ovvero un’opera che viene spacciata come di “pubblico interesse” evocando un G7 che non si sa neppure se verrà svolto in città, quando tutti sanno bene che anche con una pista lunga 2.400 metri potrebbero atterrare (sempre che per problemi di sicurezza si possa fare) i soli leader europei, non certo chi arriva dall’Asia o dall’America visto la grandezza dei loro aerei. Tanto per intenderci l’Air Force One non avrebbe speranza di appoggiare i carrelli a Peretola.

A Firenze intanto si continua a bisticciare su tutto: la pista sì o la pista no finché il governatore Rossi, dopo anni di diatribe, l’ha sbloccata nel Pit regionale, poi se di 2mila metri (vedi Pit regionale) o di 2.400 metri (vedi Enac), poi se fondere o no Firenze con Pisa (vedi le proteste di Pisa).

Come se non bastasse Prato e molti altri comuni dell’interland si oppongono al progetto e hanno presentato al comitato di garanzia per l’impatto ambientale del nuovo aeroporto una relazione sulla base del masterplan di Toscana Aeroporti. Molti i punti contestati tra i quali l’utilizzo da parte di Carrai&Co. dei dati medi di traffico aereo quando invece dovrebbe tener conto dei dati di traffico massimo, l’impatto sanitario, l’inquinamento ambientale e acustico, la bonifica delle terre da scavo, l’assetto del reticolo idraulico, l’incidenza negativa sull’ecosistema esistente, il modello trasporti stico, piani di rischio e aree di sorvolo. Il masterplan insomma sembra sottostimare il carico complessivo del traffico indotto dal nuovo aeroporto e considera come già realizzate alcune infrastrutture come la linea 2 della tramvia in lavorazione da 10 anni e che non vedrà a breve ancora la luce.

I renziani spacciano l’interesse pubblico e primario di questa opera senza prendere in considerazione i costi indiretti che la collettività sarebbe costretta a subire, nascondendo poi che sotto, sotto come sempre ci sono invece i poteri forti, cioè quelli che mandano avanti le truppe d’assalto rimanendo invece ben coperti nell’oscurità.

Ovviamente la stampa fiorentina allineata di sinistra ha il suo ruolo primario in questo contesto perché localmente non esistono più giornali di opposizione e tutti gli altri si guardano bene dal porre domande scomode al sindaco Dario Nardella o al presidente della Regione Enrico Rossi. Le poche voci dei comitati dissenzienti vengono messe a tacere con comunicati stampa non pubblicati oppure palesemente distorti, richieste di interviste rifiutate, questo nonostante l’ordine dei giornalisti sia già stato informato di questi comportamenti.  Non è tollerato neppure il “diritto di replica”.

E’ palese che ci sia un ordine di scuderia al quale nessuno deve derogare, altrimenti non si comprende come mai invece di meravigliarsi del fatto che la Commissione di Valutazione di impatto ambientale abbia richiesto così tante precisazioni riguardo al masterplan aeroportuale, e nessuno abbia fatto a Rossi, al consiglio regionale ed anche agli organi tecnici della Regione una semplice domanda: ma se il masterplan ha così tante falle, se la Regione con il Nucleo Unificato Regionale di Valutazione ha fatto oltre 300 pagine di osservazioni allo studio di impatto ambientale, allora perché è la variante Pit regionale è stata approvata in tutta fretta? Forse perché c’erano pressioni politiche da Roma per cui non si poteva dire di no? Forse perché c’erano promesse di denaro pubblico ad amici degli amici per lo svolgimento dei lavori?

Anzi la Regione ha chiesto di accelerare investimenti e procedure chiedendo ancora aiuto al governo. Visto che l’obiettivo di Renzi sarebbe quello di avere la pista pronta per il G7 del 2017 e visto che le richieste ministeriali sembrano ritardare la pista, prende sempre più corpo l’ipotesi che il premier perda la pazienza e autorizzi l’immediata realizzazione della pista con un forzatissimo decreto del presidente del consiglio, come gli piace fare a lui, con la scusa delle false urgenze dovute a un G7 fantasma.

Fabrizio Boschi (Il Giornale)

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