Multe: attenti alle notifiche “Sono scontate ma con il trucco”

Milano

Milano 9 Novembre – La protesta di un automobilista milanese per una multa porta a un’interrogazione parlamentare. L’uomo punta il dito contro un codicillo in «puro burocratese», aggiunto in calce ai verbali d’accertamento di infrazione – tre righe scritte nel consueto corpo di non facile lettura -, che sarebbe tale da «indurre in confusione il contribuente», perché pone un dubbio sul decorso dei famosi 5 giorni entro i quali pagare una multa scontata del 30%. E si appella così all’onorevole Maurizio Lupi il quale, quand’era ministro del Trasporti introdusse la misura dello sconto. «Ricordo le proteste dei Comuni – dice l’automobilista – e anche la sua risposta: “Le multe non servono per fare cassa e sanare i bilanci del Comune”». Parole scolpite nella pietra. I dati sono una conferma: il 40% dei trasgressori paga subito la multa mentre altrettanti non le paga. Tant’è che ogni mese il Comune invia 54 mila solleciti bonari per multe arretrate. Il 30% dell’incasso in meno su quel numero stabile di cittadini ligi che paga si traduce in un innegabile segno meno alla voce incassi.

Il codicillo contestato, in realtà, è semplicemente il riferimento alla legge 890 del 1982, in base alla quale i Comuni notificano le multe attraverso il servizio postale. In estrema sintesi, dice che «la notifica si perfeziona, per il soggetto notificante (l’amministrazione, ndr ) al momento della consegna del verbale al servizio postale». «Nel mio caso – racconta l’automobilista – il verbale porta la data del 6 ottobre, mi è arrivato il 16 ottobre. I cinque giorni sono passati e non posso pagare con lo sconto? Oppure ci provo lo stesso e se me la contestano mi rivolgo ad una associazione consumatori e inizia una lite infinita?». Un’attenta rilettura del codicillo fa pensare che in realtà il Comune abbia voluto premunirsi contro le migliaia di ricorsi per le multe notificate in ritardo, quelle per esempio da autovelox, che negli ultimi due anni hanno determinato un’impennata dei contenziosi. Secondo la polizia locale, infatti, il conteggio dei 60 giorni entro cui pagare la multa partivano dalla presa in carico dell’infrazione (quando il vigile esaminava le immagini scattate dall’autovelox), secondo le sentenze che hanno dato ragione ai ricorrenti dal momento dell’infrazione effettiva. Lo scorso anno le multe a Milano schizzarono a 3 milioni e 400 mila, 1 milione in più rispetto al 2013, proprio a causa di autovelox e Area C.

L’interrogazione coglie in fallo l’‘amministrazione, perché «si riporta solo in parte il comma 3». Non il testo utile al cittadino: «La notifica per il destinatario si perfeziona dal momento in cui lo stesso ha la legale conoscenza dell’atto». E chiede, dunque, al Comune quali iniziative intenda adottare per fornire «chiare indicazioni circa l’esatta interpretazione della norma». Aggiunge l’onorevole Lupi: «Il caso è l’ennesima prova che i Comuni usano le multe per fare cassa e sistemare i loro bilanci. Questo è un rapporto perverso tra istituzioni e cittadini, una ulteriore tassazione mascherata. L’ho detto per le strisce blu, dove il Comune ha diritto a esigere la tariffa per chi sosta oltre l’orario ma non una multa che è dieci-quindici volte in più della tariffa. Lo dico di fronte a questa vicenda che definisco un gioco delle tre carte. La norma è così chiara che non capisco il senso di quella frase che cita la legge solo a metà. Per questo presenterò un’interrogazione».

Paola D’Amico (Corriere)

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