Milano 10 Novembre – Cos’è il jazz nel nuovo millennio? Di quella che è stata definita “La sola forma d’arte originale nata in America nel XX° secolo” troviamo cellule musicali e concettuali un po’ ovunque. James Blake è jazz. Badbadnotgood è jazz. Floating Points è jazz. Ormai “jazz” per le nuove leve è più un sentire, un mood, un omaggio a una remota epoca dorata da esplorare/saccheggiare/contaminare e portare nel futuro. Di puro, vitale e a suo modo innovativo jazz “classico” se ne trova sempre meno. Kamasi Washington – sassofonista, compositore, produttore, band leader californiano classe ’81 – prova a invertire la tendenza e a mettere d’accordo (quasi) tutti, ridando lustro e speranza a una scena per troppo tempo cristallizzata sugli standards. Una giusta e proficua gavetta con buona parte dei big del mondo “black” e jazz e poi la svolta: Kamasi partecipa attivamente come arrangiatore agli ultimi incensati lavori di Flying Lotus e Kendrick Lamar e da qui parte il progetto per il suo debutto “solista”. Un’opera monumentale e ambiziosa fin dal titolo, The Epic. Un triplo album pensato e suonato davvero in grande (stile) – hanno partecipato un’orchestra di 32 elementi e un coro di 20 – non ponendosi limiti compositivi, senza falsa modestia, decidendo di giocarsi tutte le carte che aveva a disposizione. Non è un caso se il brano che apre il disco, o per meglio dire l’epopea, ha come titolo Change Of The Guard. Senza dimenticare con filologico e creativo affetto i maestri Coltrane, Sun Ra, Pharoah Sanders fino al diretto omaggio a Debussy. Per la prima volta in tour, non resta che ascoltarlo/vederlo con la sua band e modificare lo status di Kamasi da “epico” a “mitico”
Kamasi Washington
mercoledì 11 novembre ore 21:00
DOVE
Via G.B. Sammartini, 30 • Milano
Matteo Quinzi (Zero)
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