Quella notte sul Golgotha. Storia dell’Autopsia più importante al mondo.

Cultura e spettacolo

Milano 13 Novembre – Fuori da Gerusalemme brillano nella notte stelle feroci. Su un monte spoglio, calvo nella lingua del luogo, tre pali sono a vedetta della città. Un corpo giace in un sepolcro non suo, a qualche miglio di distanza. È rigido. È freddo. È morto. E l’unico resto che ci rimarrà è un suo negativo, impresso in un telo. La notte di cui parliamo si colloca in un arco temporale che va da trecento anni prima dell’anno zero a duecento anni dopo. In questo periodo si colloca anche un fatidico e probabilmente erratamente famoso 33 D.C.

Autopsia dell’Uomo della SindoneDi certo si colloca l’Autopsia dell’uomo della sindone, edito da Ldc. È un volume avvincente. E come tutti i volumi avvincenti parte da un’invenzione di prospettiva. Fino al momento della pubblicazione il mondo della sindonologia si è diviso in due rami. I negazionisti, che attraverso dimostrazioni pseudo scientifiche si impegnano a demolire la storicità della sindone. Famosa la tesi mai dimostrata, ma dalla lunghissima fortuna, che vorrebbe la sindone come un quadro, artistico falso Medioevale. Mentre dall’altra parte troviamo gli agiografi, che usano il Sacro Telo come dimostrazione della veridicità dei Vangeli. In mezzo gli autori del libro. Il prof Rodella anatomopatologo, i professori universitari Labanca chirurgo, Farronato ortognatodontista e Majorana ortodontista. L’esperto di comunicazione Boccaletti, giornalista. Ed il decano Barberis, docente di Matematica e direttore del museo della Sindone a coordinarli.
L’approccio, come detto, è rivoluzionario. Non ci si impegna più a dimostrare la veridicità dei Vangeli. Qui si vuol studiare il caso di un delitto. Un uomo muore per cause sconosciute ed il corpo lascia una traccia sul telo in cui è avvolto. Nessun pregiudizio. Nessun testo religioso. Solo la scienza che abbiamo visto, resa alla portata del pubblico, nei telefilm, come CSI e Bones. È un viaggio affascinante. Quest’Uomo ha sofferto. È stato frustato. Dalla punta dei capelli fino ai talloni. Ha dovuto portare un peso sulle spalle per un lungo tragitto. Probabilmente il patibulum, il braccio trasversale usato nelle crocifissioni. Lo sforzo, il dolore. La corona di spine infissa nel cranio a forza. Ed alla fine i chiodi. Ed il buio.
Qui si ferma il libro. Oltre quel buio è compito del lettore collocare, eventualmente, qualcosa. Lo studio, gli studiosi, questo team di ricerca ai più alti livelli, ripone gli strumenti in valigia. Chiedendo, forse, tra le righe, con estrema laicità: ricordate che tutto questo è stato. Le torture. La morte. Il costato perforato. Ricordate che tutto questo è stato.

 

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