Milano 15 Novembre – Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha concesso ieri la grazia parziale di due anni ad Antonio Monella, l’imprenditore di Arzago d’Adda, nella Bassa bergamasca, in carcere dall’8 settembre 2014 perché condannato in via definitiva per omicidio volontario a 6 anni e due mesi di reclusione per aver ucciso, il 6 settembre 2006, l’albanese diciannovenne Ervis Hoxa, che gli stava rubando il suv posteggiato nel giardino di casa. Monella aveva chiesto la grazia a Giorgio Napolitano lo scorso anno, pochi giorni dopo la sentenza definitiva del 25 febbraio. Intanto gli era stato concesso un differimento di 6 mesi della pena, che però era scaduto a fine agosto. Nonostante oltre diecimila firme raccolte a sostegno della richiesta di grazia e l’impegno di Roberto Calderoli a ritirare i suoi 600mila emendamenti al ddl Boschi se fosse stato firmato il provvedimento di clemenza, dal Quirinale non arrivò alcun segnale, per cui il procuratore di Bergamo avrebbe dovuto dare esecuzione alla pena, facendo dunque scattare l’arresto. Ma l’imprenditore, accompagnato dal figlio ventiseienne Alberto e dal suo legale, Enrico Mastropietro, si presentò spontaneamente al carcere di Bergamo. “Non avevamo mai perso la speranza – commenta ora l’avvocato, che ha difeso l’imprenditore insieme al collega Andrea Pezzotta – e lo stesso mio assistito non l’aveva mai persa”. La decisione del Capo dello Stato tiene conto del parere favorevole formulato dal ministro della Giustizia a conclusione della relativa istruttoria. Con la grazia di due anni, a Monella restano da scontare meno di tre anni, visto l’anno e i due mesi già scontati e che vanno a loro volta sottratti ai 6 anni e due mesi di condanna. Sotto i tre anni è prevista l’applicabilità dell’istituto dell’affidamento in prova al servizio sociale, come dispone l’articolo 47 dell’Ordinamento penitenziario. Nel valutare la domanda di grazia, Mattarella ha tenuto conto del comportamento positivo tenuto dal condannato durante la detenzione e della circostanza che il percorso di educazione sino a ora compiuto potrebbe utilmente proseguire (se la competente Autorità Giudiziaria ne ravvisasse i presupposti) appunto con l’applicazione di misure alternative al carcere. La sentenza di condanna della Corte d’Assise d’Appello di Brescia è del 29 giugno 2012, poi confermata il 25 febbraio dello scorso anno. “Ora potremo appunto chiedere, e lo faremo, l’affidamento ai Servizi sociali – ha aggiunge l’avvocato -. Quella della grazia parziale era tra l’altro la nostra richiesta: non avevamo mai chiesto una grazia totale”. “Ringraziamo tutte le persone che si sono date da fare, indistintamente – ha concluso -. Sono stati davvero tutti bravi. Abbiamo fatto bene io e il collega Andrea Pezzotta a tenere un profilo basso e a non fare sparate sui giornali. Il Presidente Mattarella si è dimostrato molto sensibile e un grande giurista”. (Ansa)
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