Il modello Silvio vince in tutto il Mondo

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Milano 24 Novembre – Macri in Argentina. Pinera fino al 2013 in Cile (con una crescita in controtendenza durante la grande crisi Mondiale). Trump, a Dio piacendo, nel 2016 in Usa. È il modello Silvio che avanza nel Mondo. Miliardari con poca o nulla storia politica alle spalle che ad un certo punto decidono di volersi impegnare nell’agone pubblico. Quella che un tempo era una anomalia Italiana è diventato paradigma. E l’elezione di Macri è un passo avanti fondamentale. 56 anni, figlio di un costruttore immobiliare (come Silvio e Donald Trump. Chi costruisce la casa agli altri finisce per sognare di costruire interi paesi) miliardario ha affrontato anche il dramma del sequestro di persona, risoltosi solo con il pagamento di sei milioni di dollari di riscatto. La stessa paura che spinse Berlusconi, secondo alcune ricostruzioni, ad assumere Mangano, a mo’ di garanzia. E che, in entrambi, accese una sete inestinguibile di libertà. Entrambi circondati da socialisti, hanno dovuto rompere con quel mondo e lanciarsi nel mare magnum liberale. Il paese che eredita Macri ha una serie di inquietanti analogie con l’Italia del 94, dalla moneta disastrata a dieci anni di populismo Peronista alle spalle. Diciamocelo inter nos, il lungo decennio di Craxi fu più o meno lo stesso. Anche l’Argentino si è dato l’ambizioso obiettivo di rivoluzionare in senso liberale un paese che sta morendo di socialismo. Gli auguriamo miglior fortuna del suo padre spirituale. Come la auguriamo a Trump. Come la auguriamo a tutti gli uomini liberi che non si arrendono al triste sudario che avvolge le economie socialiste. Tipo quella Venezuelana o quella Brasiliana. D’altronde i tre paesi Sud Americani condividono un eguale problema: le materie prime non tirano più. Il petrolio è al 40% del valore di qualche anno fa. La soia non viene più così richiesta dalla Cina. È un periodo in cui essere isolati dal mercato dei capitali uccide.

Tragicamente, mentre nel Sud del Mondo questa lezione viene appresa e messa in pratica, noi qui discutiamo di come impedire a Google di fare business nel nostro paese, tassandolo proditoriamente. O assistiamo alla querelle di Uber. E dall’altra parte delle Alpi al rogo, virtuale, dei libri di Amazon, impedendo la consegna gratuita a casa. Insomma avvitandosi in spirali protezionistiche tanto meno sensate quante meno risorse si hanno. Il nostro caso sta diventando paradigmatico. Invece di aprirci, sentiamo l’irrefrenabile esigenza di chiuderci commercialmente. Ad ogni buon conto, Silvio potrebbe aprire un nuovo business. Insegnare a questi aspiranti il segreto della resistenza. Perchè a vincere sono bravi molti, ma a sopravvivere alle toghe rosse, ai pugnali verdi ed ai giuda un tempo neri (forse), beh, quello è un talento che nessun altro può vantare. Spero che Forza Italia appoggerà questa idea, sarebbe davvero egoistico inchiodare qui uno spirito così libero che tanto bene potrebbe fare al Mondo. Magari relegandolo a Thatcherruoli secondari dietro un Matteo. Uno qualsiasi. Sia mai che ci chiudiamo qualche alternativa.

In ogni caso, tornando seri, questi sono i buoni e gloriosi frutti dell’ideologia Thatcheriana. La “privatization”, l’affrancarsi dallo Stato apparato, raggiunge la sua più sublime incarnazione quando anche i capi di Stato smettono di provenire dalle fila della politica in quanto tale. Margarete, da lassù, sono certo che approvi.

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