Milano 24 Novembre – A Milano l’ invadenza e la dittatura dei writers (spacciata per “street art”) non ha più limiti, e viene addirittura istituzionalizzata. E tutti siamo costretti a sorbirci l’ insulso esibizionismo di questa gente. Neanche fossero Picasso o Van Gogh (i quali, però, siccome erano umili – a differenza dei writers – dipingevano su tele, ed esponevano le loro opere in gallerie, dove solo i loro estimatori andavano a vederle, se volevano).
All’ indomani della delibera “centro muri liberi”, l’assessore Carmela Rozza dichiarava:
“abbiamo provato a rispondere alla giusta rivendicazione di alcuni writer di avere spazi liberi su cui disegnare” (vedasi articolo su http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/07/16/news/milano_arriva_la_mappa_interattiva_dei_cento_muri_liberi_che_il_comune_concede_ai_writers-119221093/)
Chiedo all’ assessore 4 cose:
1) Per quale motivo un’ amministrazione comunale dovrebbe rispondere alle “rivendicazioni dei writers”? A cosa serve una amministrazione pubblica (e i soldi dei cittadini)? A soddisfare dei bisogni concreti ed essenziali della gente, o a soddisfare le pretese di chiunque accampa dei desideri? Pensavo che una amministrazione servisse a fare strade, fognature, polizia urbana, o magari aiutare chi non ha casa, o non ha da mangiare o da vestirsi o deve farsi curare perché malato. Ma perché mai una amministrazione comunale dovrebbe “risolvere” i “problemi” di chi vuole disegnare su dei muri?
2) Anche ammettendo che una amministrazione debba “rispondere alle rivendicazioni” di chi vuol fare disegni, perchè non potrebbe soddisfare queste rivendicazioni assegnando agli aspiranti “pittori” dei fogli di carta o tele? O assegnando loro i muri interni di qualche capannone industriale abbandonato? Forse che questi “artisti” non possono disegnare su fogli di carta, o su tele, o su pannelli di legno, o su muri interni di una ditta? Perché mai fra le loro “rivendicazioni” ci dovrebbe essere quella di dipingere proprio sui muri della città (dove tutti verranno automaticamente obbligati a sorbirsi queste opere)? Glielo ha prescritto il medico? Se facessero le loro opere su fogli di carta o su tele, o su muri interni di qualche capannone abbandonato, forse non potrebbero rendere “pubblica” la loro arte, garantendo l’accesso gratuito alle loro gallerie d’arte? Non sarà mai che la radice della Street Art non ci sia l’ arte, ma solo la prepotenze, l’invadenza e l’esibizionismo?
3) Per sapere quali opere di quelle fatte sui muri “liberi” devono essere conservate, cosa facciamo? Delle elezioni? Dei sondaggi di opinione? Oppure basterà che la lobby dei writers si organizzi per trovare alcune centinaia di loro amici che dichiarino che le loro “opere d’ arte” sono “belle”?
4) Visto che potenzialmente tutti i cittadini di Milano (hinterland compreso) potrebbero accampare la “rivendicazione” a pitturare su un muro, dove li trovate 4 milioni di muri “liberi” a Milano?
Cordiali saluti
Angelo Mandelli
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