Milano 24 Novembre – Con il mio amico e collega Andrea Granata si discuteva al telefono l’altra sera dell’opportunità di redigere in un opuscolo, che però rischia di dover essere un grosso volume, una raccolta delle memorabili stupidaggini che i nostri governanti ed uomini politici, ecclesiastici ed “intellettuali” più o meno patentati hanno saputo tirar fuori di fronte alla tragedia di una guerra in cui ritengono di “dover fare la loro parte” con un contributo di chiacchiere in cui pare che l’unità della Nazione debba realizzarsi soprattutto con una impareggiabile stupidità di quelli che più autorevolmente strillano e sputano precetti, sentenze e programmi.
A distanza di una settimana dall’offensiva scatenata a Parigi dal terrorismo islamico contro l’Europa, il quadro offerto dalla classe dirigente italiana è, e purtroppo non poteva che essere, desolante, deprimente ed allarmante. Non si tratta di un giudizio estetico, che, del resto, in certe drammatiche circostanze, non può che identificarsi anch’esso con quella sulla fermezza, chiarezza e l’onestà dei propositi.
La stupidità delle frasi di certi personaggi si identifica con l’ambiguità nemmeno tanto coperta dei loro propositi. Il primato, il posto d’onore, si fa naturalmente per dire, nello stupidario antiterroristico italiano, resta saldamente assicurato al Ministro degli Esteri Gentiloni che prevede un nostro intervento militare accanto alla Francia “non conflittuale”.
In verità Gentiloni ha cercato di superare se stesso, di “migliorare”, come si dice in termini sportivi, il suo stesso record, specificando che il contributo italiano alla guerra dell’Europa contro i terroristi tagliagole deve essere rappresentato con un nostro impegno nella direzione (della guerra fatta dagli altri). I quali altri, naturalmente aspettano con ansia di poter ubbidire alle direttive di cotanto ingegno, andando a farsi ammazzare agli ordini di generali e ministri inventori della guerra “non conflittuale”.
Renzi sfugge ad una precisa collocazione nella classifica dello stupidario perché, in realtà, chi afferma di capire quello che dice, di comprendere il suo illuminato pensiero su questa tragedia è un bugiardo, magari per pietosa propensione alle bugie, ma certo non dice il vero. Qualcosa è venuto fuori dal Renzi-pensiero dopo alcuni giorni: “intervento militare sì, ma evitando di mandare truppe di terra, solo bombe, possibilmente non conflittuali”.
Intanto provvede a farsi aumentare i poteri quale Presidente del Consiglio e un lampo di comprensione sembra averlo lambito quando ha chiesto (ed ottenuto) che i corpi militari in missione all’Estero (quelli che non vuole siano fatti partire per la Siria e dintorni) abbiano le stesse “immunità funzionali” degli appartenenti ai Servizi Segreti. Ciò denota una certa confusione di idee da parte sua e dei suoi valenti collaboratori (penso al “giurista” Orlando!) che direi ne mastichino pochino didiritto penale militare di pace e di guerra. E che soprattutto sembra abbiano dimenticato le autentiche persecuzioni cui sono stati sottoposti “quelli dei Servizi” (non certo tutti stinchi di santo) pretendendo da loro “trasparenza” e, soprattutto ubbidienza ai magistrati, specie quelli dotati di una più indisponente prosopopea.
Tra i giornalisti è forse in testa alla classifica Massimo Fini, che ha emesso una sentenza epocale: “la democrazia liberale e il totalitarismo dell’Isis sono equivalenti”. Ma una cosa è certa: non c’è una sola delle troppe parole di Renzi e degli altri del governo e dei giornalisti del contorno che non denoti chiaramente una cosa: la mancanza di idee chiare o meno chiare, ed una gran voglia di cavarsela prendendo tutti, Alleati, Europei ed Americani, Italiani e stranieri e, possibilmente, anche i terroristi per i fondelli. Voler dire tutto e il contrario di tutto.
Un’arte antica in Italia (e non solo) che inesorabilmente ha portato alle peggiori sciagure chi se ne ritiene maestro. Bisogna poi dire che la propensione a dire stupidaggini non sia mancata neanche agli esponenti della cosiddetta opposizione.
La Santanché inviperita, che in televisione straparla invocando una legge che preveda il reato di “concorso esterno in associazione terroristica internazionale” è in fondo un esempio un po’ scialbo dell’aura intellettuale che spira anche da quella parte. Non ci meraviglia, ma sicuramente merita un posto di rilievo in quel libretto (o librone), che forse non faremo mai, il Salvini-pensiero. Che ha voluto dare un contributo personale di alto profilo alla direzione italiana della guerra “non conflittuale” che tanto piace all’(ahimè) ministro Gentiloni, proponendo l’esclusione della Turchia dai Campionati Europei di Calcio per i fischi ad Istanbul nel minuto di silenzio per gli assassinati a Parigi.
Tutti i salmi finiscono in gloria, si diceva una volta. Oggi il pallone è il simbolo dell’unità nazionale. E del più raffinato pensiero politico.
Mauro Mellini (L’Intraprendente)
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