Milano 27 Novembre – La guerra in Siria ed i migranti stanno mandando in frantumi l’Europa. L’aereo russo abbattuto dai turchi e la politica sull’immigrazione fanno emergere tutte le divisioni, fin qui latenti, tra i ventotto dell’Unione. Avere progressivamente allargato i confini è stato un palese errore di cui la presidenza Prodi ha fatto da battistrada: chissà cosa sarebbe successo tra Mosca e Bruxelles dopo l’incidente di ieri se la Turchia avesse fatto parte dell’Europa come in tanti avevano chiesto.
Ora l’Unione Europea dichiara il cambio delle relazioni con Ankara, ma contemporaneamente stanzia tre miliardi perché Erdogan, pur sospettato di fare l’occhiolino all’Isis, si tenga gli immigrati. L’Europa, quindi, da che parte sta? Vuole davvero fare la lotta ai terroristi oppure pensa solo agli interessi nazionali? Purtroppo è buona la seconda; non a caso il Presidente Juncker confessa una fatica crescente a tenere unita la Commissione visto che ogni componente appare telecomandato dal proprio Governo. Così, nei discorsi ufficiali, è costretto a definire “conflitto pesante” quella che ormai è diventata una guerra contro il terrorismo. Juncker è tenuto alla prudenza perché ognuno marcia per la propria strada; oltre alla Commissione Europea anche l’Europarlamento appare spaccato.
Per Malta il Trattato di Schengen non si tocca: l’isola è l’avamposto meridionale dell’Unione e vuole la certezza di poter trasferire immediatamente i migranti che altrimenti sarebbe costretta a ospitare in grande quantità. I croati vogliono sigillare il confine greco-turco per non essere invasi dal fiume di disperati in arrivo da sud; l’Ungheria, per non sbagliare, ha costruito un muro. La Svezia, da sempre aperta all’accoglienza, è costretta a tagliare gli ingressi, mentre la Grecia, sotto accusa per la corruttibilità dei suoi funzionari di frontiera nel rilasciare documenti falsi, risponde che ci sono 60 Paesi che collaborano con l’Isis e tra questi la Turchia, riaprendo in questa maniera una ferita che risale ai tempi dell’Impero Ottomano. Poi ci sono le Repubbliche Baltiche che, più che al terrorismo, pensano alla Russia come vera minaccia; per non parlare di Italia e Germania che non hanno nessuna intenzione di esporsi nel conflitto temendo la vendetta del Califfo Nero.
La Francia è costretta, quindi, a chiedere aiuto agli USA e, soprattutto, a Putin che non vede l’ora di regolare i conti con un’Europa politicamente imbelle, ma economicamente arrogante. Un gigante da abbattere.
Blog Ernesto Preatoni
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