Milano 28 Novembre – Humanitas aderisce alla Giornata Nazionale del Parkinson e questa sera dalle 9 alle 13 gli specialisti dell’ospedale risponderanno alle domande dei pazienti e dei loro familiari sulle attività assistenziali e di ricerca su questa malattia neurodegenerativa che colpisce in Italia 300mila persone.
Humanitas sostiene l’iniziativa “Pro-Muovi-Amo la Ricerca”, organizzata da Limpe, Lega italiana per la lotta contro la malattia di Parkinson, le sindromi extrapiramidali e le demenze e da Dismov-Sin, Associazione italiana disordini del movimento e malattia di Parkinson, in occasione della Giornata Nazionale del Parkinson. Dalle 9 alle 13.00 presso la sala B dell’Auditorium dell’ospedale (via Manzoni, 56 Rozzano) gli specialisti che si occupano dei diversi aspetti della gestione della malattia del Parkinson (fisiatra, internista, neurologo, neuroradiologo, neurochirurgo e psicologo) saranno a disposizione dei pazienti e dei loro familiari per rispondere alle domande e illustrare attività assistenziali e di ricerca.
Parkinson, chi è più a rischio
La malattia di Parkinson colpisce in Italia 300mila persone e ne interessa indirettamente un numero di gran lunga maggiore se si considerano familiari e caregiver. “Nell’immaginario collettivo – spiega il professor Alberto Albanese, responsabile di Neurologia di Humanitas – la malattia di Parkinson è associata immediatamente alla terza età, ma questo è un dato da riconsiderare. Sebbene colpisca in particolare fra i 59 e i 62 anni, può esordire anche in età meno avanzata. 1 paziente su 4 ha meno di 50 anni e 1 su 10 meno di 40. Ci sono maggiori casi di Parkinson diagnosticato in età più precoce anche perché i medici di famiglia sono più attenti e sensibili ai sintomi che possono portare a un sospetto di Parkinson giovanile. La medicina è in grado di fare diagnosi quando la malattia è davvero all’esordio”.
Parkinson, cosa ci riserva il futuro?
Negli ultimi anni la ricerca si è dedicata a settori quali le terapie del Parkinson e la prevenzione, inclusa la possibile messa a punto di un vaccino. «Il vaccino su cui sta lavorando la ricerca – dice il professore – è un concentrato di anticorpi in grado di colpire le proteine che si accumulano nei neuroni, un tratto tipico delle malattie neurodegenerative». Per quanto riguarda le terapie, se per trattare i sintomi del Parkinson ne esistono diverse, non si può dire altrettanto per quelle preventive, destinate ai soggetti a rischio perché predisposti, e “curative”. Al momento ci sono solo indicazioni che la ricerca sta approfondendo con un discreto margine di successo. Ad esempio, la cosiddetta “neuroprotezione”: diversi studi stanno testando farmaci che modificano il processo morboso della malattia.
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