Milano 29 Novembre -Il piazzaiolo 20enne accusato di aver violentato a Milano una ragazza dopo averle portato una pizza a domicilio, è stato finalmente arrestato. Gli investigatori lo hanno rintracciato in Egitto, dove era fuggito subito dopo l’aggressione.
Quella sera del 22 aprile la vittima aveva ordinato per telefono una pizza e una coca cola a uno dei tanti take away. Il giovane egiziano arrivato per la consegna, mentre la ragazza cercava il portafoglio per consegnargli i soldi, capendo che era in casa sola, aveva approfittato di un suo momento di distrazione per spingerla sul divano e violentarla. Poi era fuggito. La giovane, sotto choc, si era fatta visitare al servizio antiviolenza della Mangiagalli, da dove il giorno dopo era partita la denuncia.
I vigili del Nucleo tutela minori, coordinati dal comandante Tullio Mastrangelo, avevano intercettato i telefoni di tutti i dipendenti della pizzeria e dalle conversazioni già erano arrivate le prime parziali indicazioni. Lo studente egiziano però, avvertito dai dipendenti che qualcuno è stato lì a chiedere informazioni, aveva anticipato la partenza per l’Egitto. Da allora sono passati sei mesi e tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre, pensando che la vicenda fosse stata archiviata e che nessuno la ricordasse più, il giovane è tornato a Milano.
I vigili, tornati a cercarlo, lo hanno trovato nella pizzeria e hanno così potuto confrontare il dna che aveva lasciato sugli indumenti della ragazza con il suo. A suo carico hanno anche una serie di telefonate in cui lui fa parziali ammissioni con il fratello. Tenta una improbabile difesa: «Lei mi ha attirato nell’appartamento, la ragazza quella sera voleva e ora mi ricatta, per quello sono fuggito».
L’egiziano è stato così arrestato su ordine del gip di Milano, Ambrogio Moccia. Gli investigatori hanno anche concreti sospetti che si sia reso responsabile di altre violenze sempre commesse durante la consegna delle pizze.
La sua zona era il quartiere di Lambrate-Città Studi, gli inquirenti lanciano un appello perché altre possibili vittime denuncino.
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