Milano 1 Dicembre – Il progetto di business era creare un fortino della droga all’interno di una discoteca a Cesano Maderno. Avere lì una base sicura di spaccio, che garantisse traffico e guadagni sostenuti. E per arrivare a realizzare il piano, la famiglia Cristello aveva messo in campo una lunga serie di atti intimidatori nei confronti dei soci della discoteca. L’attività d’indagine antimafia dei carabinieri del nucleo investigativo di Milano parte da qui. Da quei sette i colpi d’arma da fuoco sparati contro l’automobile di un socio che si doveva «allineare» o andarsene. Agli investigatori è parso subito chiaro che il movente era la volontà di prendere a qualunque costo il controllo della discoteca.
L’indagine dei carabinieri è durata circa un anno. Traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione di armi, tentato omicidio e lesioni personali aggravate, con queste accuse, domenica mattina, i carabinieri hanno arrestato 9 persone ed eseguito 22 perquisizioni domiciliari. Fra questi un 40enne, V.S., ritenuto il capo dell’organizzazione ed è stato definito dal boss Antonino Belnome pentito dell’inchiesta milanese «Infinito» l’erede reggente della famiglia Cristello. V.S. è registrato in un’intercettazione mentre ripete con forza «il capo sono io», sottolineando il suo ruolo per l’ennesima volta. I Cristello, già soci della discoteca, puntavano a prenderne pieno possesso per farne un fortino di spaccio, così dopo gli spari ad un primo socio, avevano incendiato la macchina di un altro. Lo spaccio di cocaina doveva essere di loro completo appannaggio. La piazza era quella di Seregno e Desio e poggiava su tre basi logistiche. Durante l’indagine sono stati documentati numerosi episodi di spaccio in cui ogni arrestato svolgeva il proprio specifico compito. Il canale di approvvigionamento era l’Olanda e un incaricato assicurava l’arrivo di un chilo di cocaina ogni 2 settimane. A carico degli arrestati ci sono anche episodi violenza, tra cui il tentato omicidio di Giuseppe Lomaglio ad aprile 2014 e una gambizzazione di febbraio 2014. In entrambi i casi non c’era stata denuncia e le vittime si erano rifiutate di collaborare con le forze dell’ordine. Nell’operazione sono stati impiegati 150 carabinieri, le ordinanze sono state emesse dal gip Stefania Donadeo su richiesta della procura della Repubblica, dal procuratore Paolo Storari. (Il Giorno)
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