Milano 1 Dicembre – L’Unione Europea destinerà in 2 anni 3 miliardi di euro. 500 milioni dal bilancio comunitario ed il resto dal bilancio dei singoli Stati. L’impegno che la Turchia intende accollarsi è facilitare il rimpatrio degli immigrati senza le caratteristiche di profugo e dare un’attività ai 2,2 milioni di profughi Siriani, principalmente per evitare di creare una generazione di profughi, che potrebbero alla fine trasformarsi in una versione Europea dei Palestinesi. Oltre che fornire una centrale di arruolamento all’Isis proprio sotto casa. Il proposito è nobile. Come nobili sono le intenzioni con cui è lastricata la via dell’Inferno. Il problema nasce quando si considera anche il piano dell’effettivo oltre a quello dell’ufficiale. Siamo proprio sicuri che la Turchia intenda fermarsi qui? Il suo obiettivo, l’entrata in Europa da partner, è noto da un decennio almeno e da almeno un decennio si sa che esistono due grossi problemi. Il primo sono i rapporti con Cipro. Ed il secondo i confini della Turchia, banalmente il problema del Kurdistan. Cipro verrà riunificata quando gelerà l’Inferno. Ma il problema Kurdo oggi è della massima attualità. Intanto in Syria sono i principali attori dell’opposizione ad Assad laica. Si oppongono anche all’Isis e gli Usa ci fanno conto per stabilizzare la regione in un dopo Assad tanto inevitabile quanto costellato di minacce. In mezzo c’è Ankara. Alla quale si chiede ora di gestire la bomba dei profughi. Non che ci siano molte alternative, sia chiaro. Ma pagare uno Stato per gestire un’emergenza crea sempre il rischio che il reribuito si affezioni alla situazione e rifiuti di ritornare alla normalità. Inoltre, una volta capito il valore che diamo al non avere profughi sull’uscio, Erdogan ha una leva importantissima a sua disposizione. E noi, ancora una volta di più, siamo la parte debole, il gigante tre volte buono, dai piedi di argilla e dal cervello di marmo. Non riusciamo a far valere alcunchè, né la ragione, che pure abbiamo, né la forza, che pure non ci manca, e nemmeno il buonsenso, le rare volte che decidiamo di usarlo. Ecco perchè, anche in questo caso, suona ridicola la predica di Scalfari di Domenica, in cui si chiedeva la creazione di un esercito Europeo e di una diplomazia Europea. Avremmo due corpi mummificati, utili come un macigno legato al collo d un uomo che annega.
Un dettaglio non irrilevante è la cifra. Diamo alla Turchia per gestire due milioni quanto il Governo Italiano pianifica di spendere per un centinaio di migliaia. Un fatto singolare. Soprattutto se si pensa che quella cifra ad Ankara basta due anni, mentre a noi copre a malapena dodici mesi. Fine di domandarsi come facciano ad erogare 40 euro al giorno di servizi a tutta questa gente. O, forse, viene da chiedersi se la cifra stanziata non sia vagamente esagerata. Quella in Italia per profugo, intendo. Anche perchè se è ammissibile tenerli in campi profughi al di là del Bosforo mi si dovrebbe spiegare come mai qui debbano stare in alberghi a tre stelle. Forse, e dico forse, i Buzzi Turchi sono meno voraci delle controparti Italiane. Non lo sapremo mai.
Quel che sappiamo, oggi come sempre, è che dovremo dare qualche centinaio di milioni alla Turchia per fare la stessa cosa che a noi costa decine di volte di più. Forse sarebbe il caso di delocalizzare l’intero business, non trovate?
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,