Scala: Giovanna d’Arco guerriera visionaria. La storia

Cultura e spettacolo

Milano 7 Dicembre – A Sant’Ambrogio dirigerà Riccardo Chailly.

«Né eroe, né visionario e neppure portatore di un rischio, ma un’opera per la storia della Scala». Per il direttore Ricardo Chailly «la Giovanna d’Arco, che manca da 150 anni in Scala, ha tutti i valori musicali necessari. Nel 1845, alla prima, Verdi fu soddisfatto del cast ma scontento della scena. Fu ripresa una volta, vent’anni dopo, e mai più. Oggi dev’essere percepita come un’opera che nasce dalla radice stessa della Scala». La Giovanna d’Arco, è stata la settima opera di Giuseppe Verdi e la quinta composta per la Scala. Il libretto di Temistocle Solera, tratto dal dramma di Friederich Schiller «Die Jungfrau von Orléans» (1801), non è un capolavoro né nel testo né nell’invenzione della trama che, ovviamente, si differenzia in vari punti dalla reale vicenda storica (basti dire che Giovanna non muore sul rogo). Il 15 febbraio 1845 (soprano Erminia Frezzolini ) l’opera ottenne un caloroso successo, anche per la popolarità del valzerino intonato dagli spiriti maligni, che diventò un tormentone suonato dagli organetti da strada milanesi. Tuttavia, poiché l’impresario Merelli apprestò scenografie inadeguate e accettò di far pubblicare l’opera da Ricordi, la «Giovanna d’Arco» fu causa della separazione tra Verdi e Scala, che concesse una sua nuova prima al teatro solo nel 1887 con «Otello», in età avanzata.

«Giovanna d’Arco» tornò alla Scala nel 1858 e 1865 con protagonista Teresa Stolz, cantante da lui ammiratissima e causa di problemi in famiglia con la Strepponi. Poi più nulla fino al 1951, quando l’Orchestra della Rai ne dà un concerto con solisti Renata Tebaldi e Carlo Bergonzi e il San Carlo di Napoli la mette in scena. L’opera viene registrata negli studi di Abbey Road nel 1972 con Montserrat Caballé, Plácido Domingo e Sherrill Milnes dalla London Symphony diretta da James Levine. Nello stesso anno, il Teatro La Fenice fa debuttare nel ruolo Katia Ricciarelli. Riccardo Chailly l’ha diretta per la prima volta a Bologna nel 1986 con la discussa regia di Werner Herzog (dvd Teledec ) e un cast formato da Susan Dunn, Vincenzo La Scola e Renato Bruson (disponibile su youtube).

«L’eccellente cast del 7 dicembre» (Chailly dixit) si compone di Anna Netrebko, che debuttò come Giovanna nel 2013 a Salisburgo, sempre accanto a Francesco Meli (Carlo VII) e con Carlos Alvarez, nel ruolo di Giacomo. Regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier con scene di Christian Fenouillat. Su palcoscenico sarà ricostruita una gigantesca Cattedrale di Reims – al centro del cui portale è una delle più belle sculture di Madonna con bambino d’Europa -, alta più di otto metri, interamente in legno e realizzata dai laboratori all’Ansaldo. La messa in scena sarà abbastanza tradizionale, ma si insiste molto sulle visioni di Giovanna, con angeli e demoni che entrano ed escono dal palco spezzettando un po’ il flusso dell’opera. La regia insisterebbe molto sul rapporto tra introspezione individuale e chiamata alla fede.
Pier Luigi Panza (Corriere)

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