Milano 9 Dicembre – L’Unione Europea continua la sua timida ed ipocrita politica estera (al contrario è molto decisa quando si tratta di ridurre a sudditi i suoi popoli) e finanzia con 3 miliardi i primi finanziatori del terrorismo islamico (la Turchia), coprendo crimini e misfatti di Erdogan e famiglia e giustificando il vile tentativo turco di trascinare il mondo in una guerra mondiale abbattendo un caccia russo impegnato nella solitaria guerra al terrorismo della Russia per uno sconfinamento di solo due chilometri. Anche l’Italia ha partecipato con 281 milioni di Euro al finanziamento europeo alla Turchia nel vano tentativo di bloccare il flusso di clandestini che giungono in Europa ma al governicchio al potere sfugge che i clandestini ed i terroristi che arrivano in Italia non passano per la Turchia, non attraversano i Balcani bensì approdano sulle nostre coste provenienti dalla Libia, ogni giorno, con i famosi barconi che la nostra Marina Militare, anziché respingere, traina nei nostri porti. Pertanto per l’ennesima volta potremmo sostenere che o il signor (e già sono stato magnanimo e definirlo signore) Renzi presidente di un consiglio non eletto dai cittadini, tranne quelli fiorentini, ha sperperato inutilmente 281 milioni di Euro che avrebbe potuto benissimo spendere a favore dell’economia italiana che solo lui, grazie a non so quale prodotto sudamericano, vede in ripresa, ma essendo il nostro Paese ormai sottomesso all’Islam, Renzi & Co hanno preferito anche questa volta finanziare il terrorismo islamico.
Intanto in Medio Oriente, la tanto giustificata e moderata Turchia, non solo ha ammassato truppe al confine con l’Iraq ma sta, in queste ore, invadendo il nord del Kurdistan iracheno con sconfinamenti che vanno ben oltre i solo 2 chilometri del jet russo: le truppe di terra ottomane stanno cercando di prendere il controllo di un’area che dista oltre dieci chilometri dai loro confini. Obbiettivi? Ovviamente impossessarsi di quei pozzi di petrolio in mano ai curdi dell’Iraq visto che l’oro nero in mano all’Isis in Siria, di cui la Turchia era prima acquirente tramite l’azienda di trasporti del figlio di Erdogan che ne metteva a disposizione le autocisterne, sono stati distrutti dall’aeronautica militare di Putin. Ora è ovvio che l’Europa, tranne rari casi, sta combattendo a fianco dell’Isis, persino gli alleati americani in Ucraina, i mercenari neo-nazisti del battaglione Azov che in queste ore è impegnata nel genocidio della popolazione russofona del Donbass nel silenzio globale, tramite il suo comandante, Andrij Biletsky, ha dichiarato, durante un’intervista ad una televisione ucraina, che il battaglione è disposto ad inviare uomini in Siria per contrastare le Forze Armate di Mosca. Ora è giusto che tutti sappiano che il Battaglione Azov, seppur inizialmente inquadrato nelle FF.AA. di Kiev, negli ultimi due anni sta assumendo i contorni di un vero e proprio esercito mercenario composto da volontari provenienti dalla Cecenia, dall’Uzbekistan ma anche dall’Italia, dalla Svezia, dalla Francia e dalla Spagna e durante i primi mesi della guerra civile ucraina era affiancato anche da alcuni elementi dell’Isis.
Il suo simbolo, guarda caso, è lo stesso della Seconda SS Panzer Division “Das Reich”, responsabile durante la Seconda Guerra Mondiale del massacro di Oradour sur Glane, paesino francese dove nel Giugno del 1944 i nazisti massacrarono 642 persone, infine venne dato alle fiamme ed oggi, visto che non venne mai più ricostruito, è un vero e proprio memoriale a cielo aperto. Possiamo, anche in questo caso, sostenere senza alcun dubbio che è stata riallacciata l’antica alleanza nazi-islamica tra il crescente nazional-socialismo europeo, travestito da movimenti liberali e di sinistra, e l’Islam.
Negli Stati Uniti, l’Isis, grazie alla complicità del primo “presidente” di fede musulmana, tramite una cellula ben organizzata ed armata, ha compiuto un altro attentato in suolo americano, e il signor Obama, anziché condannare l’accaduto, ha colpevolizzato il mercato libero delle armi. Forse Obama non sa che i terroristi con o senza mercato libero, le armi sanno dove e come procurarsele, inoltre il mercato libero delle armi prevede la libera vendita di pistole, fucili, mitragliatori e relative munizioni: la cellula terrorista islamica che ha recentemente compiuto la strage in California, era in possesso di esplosivi fatti in casa che con la libera vendita delle armi ha poco a che fare. Il punto non è la libera vendita di pistole e fucili, il problema è come e chi compra quelle armi. Anche un coltello da cucina è un’arma: io posso affettarci il pane oppure accoltellare un’altra persona ma a causa di un mio eventuale squilibrio mentale è giusto che nessuno affetti più il pane, la carne o il salame? Andiamo avanti calando l’ennesimo velo pietoso sull’attuale califfo americano.
Ma contro il nazifascismo europeo qualcosa si è mosso, contro lo status quo imposto dalla dittatura filo-islamica burocratica, il popolo francese, per l’ennesima volta in prima linea contro la superstizione e la teocrazia oscurantista ha voluto dare un segnale, una luce, ai popoli europei: con le elezioni regionale di domenica scorsa ha vinto in modo schiacciante quel movimento politico patriottico del Front National guidato da Marine Le Pen, che è stato l’unico partito, insieme alla Lega Nord, in Parlamento Europeo, a votare contro la marchiatura dei prodotto israeliani. Un movimento che, a dispetto dei suoi detrattori, non ha nulla a che fare coi fascisti, al contrario ha espulso coloro che credono a tale ideologia, ed ora, dalla Francia, si spera, inizierà la battaglia per un vero cambiamento dell’Europa che nel frattempo ha assunto i contorni di Eurabia. Una guerra che vedrà, si spera presto, impegnato il popolo italiano se dovesse essere chiamato alla urne. Una guerra che servirà a liberarci nuovamente dal giogo del nazismo, dell’altrettanto oscurantismo del comunismo e dalle tenebre islamiche. Una guerra per la democrazia, per la libertà, a difesa delle nostre radici, della nostra cultura e della nostre tradizioni.
Impiegato presso una nota multinazionale americana, ha avuto varie esperienze di dirigenza sia in campo professionale che in campo politico.
Scrive per Milanopost ed altre testate, soffermandosi soprattutto su Israele, Medio Oriente, Africa sahariana e subsahariana. Giornalista Freelance scrive più per passione che per professione.