Milano 10 Dicembre – Fare il Sindaco a Milano mi pare che occupi a Pisapia molto meno tempo di quanto avrei detto. Ma veramente molto meno. Ieri, per esempio, insieme a Doria e Zedda, sindaci di Genova e Cagliari, ha preso carta e penna e scritto a Repubblica. Giuliano ha un problema. E sente l’obbligo morale di farcelo sapere, di condividerlo con noi. Nonostante la ripresa economica, i bifolchi di tutto il mondo si stanno ostinando a rifiutarsi di vedere il futuro roseo, un rosso annacquato per la precisione, che li attende. Questi incivili, zotici, razzisti, omofobi, islomofobi e, ovviamente, fascisti. Questa feccia. Quindi, si dice la sinistra, dobbiamo fare qualcosa. Ad esempio, un fronte compatto. Per fare cosa, esattamente? Far vincere la loro visione. Qui viviamo una vetta comica, Pisapia ci spiega che la sua visione NON è IDEOLOGICA. Ma solo ideale. Sarà, ma io su via Padova vedo delle luminarie color resa all’Isis. Leggo di spettacoli gender. Delle moschee per tutti ovunque. Ed avanti di questo passo. Quindi esistono due possibilità. O il loro mondo ideale ha delle risorse nascoste ed insondabili oppure ha fallito. Ha fallito nelle banlieu, cresciute anche sotto i Presidenti socialisti. Ha fallito a Saint Denis. Ha fallito a Bruxelles. Tutti luoghi dove destra e sinistra sono sempre state politicamente ed eticamente corrette. Tutti luoghi civili, a prova di Erasmus, aperti, civili inclusivi. Mica come gli oscurantisti Italiani. Per questo Pisapia vuole aprire tutto. Ah no, aspettate. Contrordine. Non erano abbastanza aperti in Francia e Belgio. Infatti votano la Le Pen come il Califfo no? Che confusione! Questa sinistra ormai non sa più da che parte sia il Sol dell’Avvenire, così, nel dubbio, visto che un sacco di gente si prostra alla Mecca sembra cosa buona e giusta accodarsi. Sempre con quella visione assurdamente ideologica, ops, scusate, lapsus, ideale intendevo, per cui tutti sono intrinsecamente buoni. Tutti. Questo è il primo problema, ma è nulla in confronto al secondo e peggiore. Intrinsecamente. Pisapia, come tutta la sinistra, ha un grosso problema. Questo sì intrinseco. Ed è il confronto con la volontà popolare.
La sinistra può unirsi quanto vuole. Ma se non cambia approccio alla realtà non potrà vincere. Il Renzismo convince perché non nega i problemi. Certo, manco li risolve. Quando ci prova di solito combina pasticci. Ma almeno ha il buon gusto di non ignorare la realtà. Di non prendere per pazzi, criminali, disfattisti (beh, questo magari capita anche a loro…) o sobillatori chi vede dei problemi. Parliamo di sicurezza. Non si può seriamente negare che ci sia un problema incarnato da via Padova. Non si può capovolgere la realtà su se stessa. Gli arancioni hanno vinto alla fine del ciclo naturale del Berlusconismo. Prima che questo rinascesse, più forte e facondo che mai, nelle mani di Renzi. Il quale, peraltro, di fronte a questa missiva delirante che propone l’abbraccio della morte, non ha reagito benissimo. Nemmeno Cofferati ci crede. L’Arancione tramonta mestamente non per strane alchimie politiche. no. Tramonta perché quel che racconta agli elettori non ha più appigli sulla realtà.
Pisapia è l’ultimo dei mohicani. La sua tribù lotta contro un mondo che non ha più spazio per lui. Qualcuno rimpiangerà quel mondo. Io, personalmente, no.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,