Giubileo: chissà cosa pensa Joseph Ratzinger

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Milano 10 Dicembre – Chissà cosa pensa lui, l’altro, quello che apre la Porta Santa e ha già pronto il sorriso giusto, sempre il dannato sorriso giusto, che a lui non riusciva mai, ma quello è il Papa della gente, è #PapaFrancesco, un hashtag vivente e un sintagma unico a unificare i pensieri del globo.

Non può dirlo, Joseph Ratzinger, Papa emerito su questa terra, e in realtà non sa nemmeno cosa pensa lui. Non sa se vale più la pena, pensare, o se non è piuttosto per quell’esercizio ostinato e fuori moda, per quell’insistere con pesantezza teutonica sull’hegeliana “fatica del concetto” che ha dovutodimettersi, tempo fa, in un mondo che di fatica non ne vuole fare più, nemmeno contro il terrorismo islamista e l’assalto alle radici d’Occidente, un mondo in cui un presidente del Consiglio invoca “parole non muscolari” contro l’Isis. Dannazione, l’intelletto è il muscolo più micidiale, ricordatevelo, pensa per un secondo Joseph Ratzinger mentre l’altro dirige la cerimonia da consumato maestro, allenatelo, ribellatevi all’ipocrisia delle parole, siate orgogliosi del connubio inesplorato trafede e ragione, dell’Occidente, di voi. Ma è un attimo, e forse Joseph Ratzinger pensa che non ne vale più la pena, che è un mondo per gesuiti argutissimi, non per integerrimi bucanieri del pensiero, e forse è meglio così, forse è anche per questo che si è dimesso.

“Diventiamo tutti artefici di misericordia” scandisce l’altro “se possiamo asciughiamo qualche lacrima e doniamo un po’ di gioia“, e beato tu, #PapaFrancesco, che hai ancora gioia da donare, io forse non ne ho mai avuta. Io mi spaccavo la mente sopra le Confessioni di Agostino, indagavo l’azzardo abissale di Pascal, la scommessa su Dio, ma solo per tornare nel’edificio sontuoso della Scolastica, della grande filosofia cristiana cementata sul dettato di Aristotele, perché quello ho sempre pensato fosse la pietra irrinunciabile per un successore di Pietro, e oggi non solo stiamo rinunciando a quella, ma alcuni nostri preti perfino al presepe, e per quante telecamere e giornalisti laiconi e plaudenti abbiate radunato qui oggi, non riesco proprio a capire.

Eppure ci provò, Joseph Ratzinger, e le rimembranze si scatenano mentre si siede di lato, stretto nelle spalle, vicino a una guardia svizzera che fa solo il suo lavoro, come tutti qui oggi, nessuno escluso. Ci provò in un giorno settembrino del 2006, il luogo era Ratisbona e l’occasione una lectio magistralis, e lui decise di affrontare l’essenza della questione (Aristotele, sempre Aristotele) muovendo dalle riflessioni del dotto imperatore bizantino Manuele II Paleologo. Quasi gli scappa da ridere, a Joseph Ratzinger, pensando a cosa direbbe di questa scelta l’altro, il Pontefice che twitta e dispensa barzellette sull’aereo papale, #PapaFrancesco. Non fu una scelta commerciale, d’accordo, eppure lui provò a spiegarlo chiaramente, provò a raccontare di come per il dotto imperatore “chi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente”, e di come su questo convincimento s’innestasse “la profonda concordanza tra ciò che è greco nel senso migliore e ciò che è fede in Dio sul fondamento della Bibbia”, tra logos platonico-aristotelico e Verbo giovanneo. L’Occidente, nientemeno, l’intera avventura e l’irriducibile anomalia dell’Occidente, e io sarò il Papà che riconcilia il mondo con essa, dopo Karol il Grande che si dedicò a combattere i suoi nemici novecenteschi. Quante illusioni, sembra accennare col capo Joseph Ratzinger, mentre l’altro ci ricorda che “dobbiamo sempre anteporre la misericordia al giudizio”, con tanti saluti al logos e Manuele Paleologo.

È il Giubileo, che spande “la bontà e la tenerezza di Dio”, come da account ufficiale, su tutto e su tutti, con placida serenità indifferenziata e fuggendo dal grande caos della Storia, dalla carne e dal dolore della Storia che pure furono ciò che Cristo volle provare… Ma Joseph Ratzinger è stanco, maledettamente stanco, e ha solo voglia che lo spettacolo finisca il più presto possibile.

Giovanni Sallusti (L’Intraprendente)

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