Milano 11 Dicembre – Dunque, riassumiamo. Azionisti ed obbligazionisti che non vengono salvati dal Governo se la prendano con l’Europa. Mica tanto, risponde l’Europa, se la prendano piuttosto con chi non ha controllato cosa vendevano quelle banche. Tipo il Governo Italiano. Che oggi ha deciso un salvataggio ed in quelle categorie doveva trovarci poche persone fisiche e molti fondi. Secondo Bruxelles, che evidentemente non ha ben presente chi e cosa sia stato salvato. Tra le dichiarazioni di Hill, commissario UE ai Servizi Finanziari e quelle di Renzi si avverte palpabilmente che i due parlano lingue diverse. E che Renzi l’Inglese, anche e soprattutto come condotta di vita, non lo mastica. Il problema è, in sostanza, questo per Renzi: qui c’è un mondo, un ideale, un qualcosa di grande da salvare. L’idea che la piccola banca dal CdA politico sia una risorsa finanziaria vitale per il sistema Italia. Perchè da quel sistema può tirare fuori i quattrini per tirare avanti la vecchia macchina politica del Pd. E perchè, simbolicamente, la banca rossa è la Stalingrado del nuovo millennio. Persa ed espugnata quella la guerra è persa. Non di solo Serra si campa a sinistra. Ad Hill queste sottigliezze sfuggono. A lui restano davanti dei tizi furenti che non avrebbero dovuto, nel mondo perfetto dei burocrati Europei, avere in mano azioni od obbligazioni subordinate. Cerchiamo a questo punto di uscire da questa gabbia dello zoo dove le scimmie si tirano palle di sterco berciando e torniamo al mondo degli umani. Il Governo avrebbe dovuto vigilare? Sì, certo. Come anche l’Abi e la Consob. I Carabinieri. La Finanza. La Polizia. I Servizi. I Vigili Urbani. L’Esercito. La Curia. Potremmo continuare. Ma nell’elenco non troveremmo mai i primi che avrebbero dovuto vigilare. Gli acquirenti. Questo scarico di responsabilità è tipicamente Mediterraneo. Italiano, per lo più. Ed è metà della storia. L’altra metà sta dall’altra parte della scrivania. Qui un signore che si conosce da sempre ti propone un affare economico e sicuro. E viene creduto.
Un passo indietro, l’Italiano è sospettoso come pochi. Se gli proponi un’idea nuova, o magari antica ma radicale, ti guarda male. È diffidente. E tu, si capisce subito, gli ispiri sfiducia. È il dramma di voler vendere prodotti di qualità agli Italiani. Vogliono sapere dove sta il trucco. Eppure, con questi direttori di banca, impiegati, autoproclamatisi esperti e via di bestialità in bestialità, sono docilissimi. Si fanno mettere zoccoli e morso. E via, verso il baratro. Com’è possibile? Pretendono le più vaste informazioni e poi si rifiutano di leggerle. Beh, le due cose non sono affatto scollegate, a pensarci bene. Nelle quattro banche salvate la politica era ben radicata. Nei CdA c’era di tutto. E quindi, mentre firmavano gli azionisti e gli obbligazionisti di riserva pensavano a quale grande affare facessero. Prendevano un costo di rischio, il cosiddetto interesse, e non rischiavano nulla! Il Partito non li avrebbe lasciati fallire. E su questo avevano ragione. Il problema è che non si potevano salvare tutti. Quindi si son protetti i correntisti. Loro, i furbi, quelli che si sono fidati del gatto e della volpe, sono stati lasciati al proprio destino. Spiace per il pensionato suicida. Ma fidarsi di un truffatore è pericoloso. Ma il rischio non può correrlo la collettività.
Non dimentichiamoci mai, infatti, che ciò che propongono questi signori con i cartelli, è che a pagare il loro “ristoro” siano quelli che non hanno ascoltato i gatti e le volpi. Chi è andato a scuola. Chi non ha seguito la carovana per il paese dei balocchi. Questo è eticamente inaccettabile. Sarebbe come invocare il diritto di requisire l’auto al vicino se mi rubano la mia. La vita è ingiusta, ma non è colpa della collettività se hai sbagliato un investimento. Prendetevela con il Partito, i Banchieri Rossi (sigla BR, per ricordarseli meglio). Ma lasciate stare i contribuenti. Almeno per una volta, non sia chi produce a pagare i risarcimenti a tutti gli altri.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,